sabato 19 dicembre 2009

Sta invecchiando


giovedì 17 dicembre 2009

Speciale di Radio 3 sulla strage di Piazza Fontana

Radio 3 sabato 12 dicembre 2009 ha dedicato una puntata speciale alla strage di Piazza Fontana, a 40 anni dallo scoppio della bomba che ha cambiato la storia del nostro paese.

Dalla pagina di Radio 3 è possibile visualizzare alcuni brevi video dell'epoca e in particolare:
- uno stralcio dell'edizione della sera del Tg2 del 12 dicembre 1969 con le prime drammatiche notizie sulla strage;
- La notizia della morte di Giuseppe Pinelli e dell'arresto di Pietro Valpreda;
- La puntatata de "La notte della Repubblica" di Sergio Zavoli sulla strage con le interviste a Indro Montanelli, alla vedova di Giuseppe Pinelli, Licia Pinelli, alla vedova del commissario Calabresi, Gemma Capra.
Inoltre, vi è un'utile bibliografia, un link al sito http://www.piazzafontana.it/ e alla sentenza del 30 giugno 2001.

"La politica non lavora perché la giustizia funzioni". Intervista al presidente di Magistratura Democratica

Intervista a Claudio Castelli

Parla il Presidente di Md: «Oggi c’è una totale perdita del senso delle istituzioni e una logica da resa dei conti»

Segnalo, dal sito di Magistratura Democratica, l'intervista pubblicata su L'Unità di lunedì 23 novembre 2009.

Scarica l'articolo dal sito di Md
Scarica la pagina de l'Unità
Vai al sito di Magistratura Democratica

mercoledì 25 novembre 2009

Processo breve. L'esclusiva di Quagliariello

Con il disegno di legge sul processo breve saranno «cancellati fino alla metà dei reati». L'Associazione nazionale magistrati, dati alla mano, smentisce "clamorosamente le rosee previsioni" del ministro della Giustizia Alfano, che in Parlamento aveva detto che il disegno di legge avrebbe portato all'estinzione dell'1% dei procedimenti penali pendenti.

I numeri dell'Anm sono stati raccolti a campione dai tribunali delle grandi città. E sono impietosi: a Roma, Bologna e Torino a cadere sotto la mannaia del provvedimento sarà oltre il 50% dei procedimenti in fase di udienza preliminare o già al dibattimento. A Firenze, Napoli e Palermo, a sicura prescrizione va una percentuale tra il 20 e il 39%.

Cascini, presidente dell'Anm, a proposito delle stime di Alfano, ha dichiarato: "Il ministro ha indicato i dati dei processi che sarebbero estinti immediatamente, cioé i processi pendenti da più di due anni. Non so se questo dato sia preciso, ma ammettiamo che sia vero è il dato dei processi che muoiono immediatamente. Non si preoccupa di dirci la sorte dei processi che non riusciranno ad essere chiusi nell’arco di due anni, che sono in media dal 30% al 50% dei processi pendenti".

Ieri Gaetano Quagliariello, tra i firmatari del disegno di legge del processo breve, ha accusato l'Anm di diffondere "bugie". Insomma, secondo Quagliariello, i dati dell'Anm sarebbero bugie, mentre ci dovremmo bere le cifre del ministro Alfano. Forse avrebbe fatto meglio a dirla chiara e tonda: "L'Anm e l'opposizione non devono dire bugie, è una nostra esclusiva".

Segnalo, infine, la sintesi cabarettistica di Checco Zalone su youtube.
Guada Checco Zalone e l'impunità di Berluscone

lunedì 23 novembre 2009

L'intervista di Armando Spataro a Lucia Annunziata

Più grave del lodo Alfano, più pericoloso del processo breve
è la proposta governativa di riforma del processo penale

Gli obiettivi del governo:
superare i termini per la prescrizione del reato e controllare il giudice

Ieri Lucia Annunziata, nel suo programma In 1/2 h, ha intervistato il giudice Armando Spataro. Per vedere l'intervista segnalo questo link.
Tutto molto interessante ma ciò a cui consiglio di prestare particolare attenzione è la descrizione che Spataro fa del disegno di legge del ministro Alfano sulla riforma del processo penale. Un'iniziativa che è passata in secondo piano, oscurata dalla bocciatura del lodo e dalla presentazione del processo breve, ma che è persino più grave.
Con questo progetto di riforma il governo intende consentire l'ammissione di un numero illimitato di testimoni, senza alcuna valutazione di opportinità da parte del giudice. Una norma che sembra scritta appositamente per far scadere i termini della prescrizione.
Non solo. Con questa iniziativa il governo prevede che non possano essere utilizzate le sentenze pronunciate in altri processi. Tutto dovrà essere trattato nuovamente. E anche qui i tempi si allungheranno inevitabilmente.
Infine, il governo vuole sganciare il pm dalla polizia giudiziaria. All'attuale rapporto di collaborazione verrà sostituito da "concorrenza e controllo reciproco". Ma chi ha scritto questa frase, è sbottato Spataro. In pratica, il magistrato sarà "controllato" dalla polizia giudiziaria.

giovedì 29 ottobre 2009

W le primarie e avanti con Bersani

Tre milioni di voti per queste Primarie PD 2009 testimoniano un affetto di partecipazione popolare che va oltre le aspettative, dove si conferma un indicazione di metodo e al tempo stesso un nuovo modello di partito e di democrazia.
Ora si ricomincia: spetterà a Bersani tenere unito il Partito a livello nazionale.
Per quanto riguarda il Polesine invece emerge un dato incontrovertibile, che non può non rivestire una valenza politica locale: si tratta di un risultato che ribalta il voto dei soli iscritti di un mese fa ed i propositi di chi immaginava un PD chiuso nelle stanze della politica e governato con i soli “pacchetti” delle tessere.
In Polesine le mozioni Bersani e Marino si attestano solidamente sopra la soglia del 50% dei consensi e a Rovigo città il dato raggiunge il 60%.
Su questi dati se confermati l’attuale maggioranza che governa il PD è bene che guardi al futuro del Partito e di questa terra in un ottica diversa. In primo luogo la si smetta di dire che si vuole il rinnovamento della politica poi le facce che occupano i posti chiave sono sempre le stesse. Occorrono al più presto nuovi dirigenti politici, formati, con esperienza ma soprattutto fuori dagli schemi dei vecchi apparati e dalle logiche di una classe dirigente che tende solo ad autoriprodursi a livelli sempre più bassi .
Solo così si costruirà un partito solido, aperto al confronto con la società.
Il dato di Rovigo e provincia la dice lunga sul modo e sui metodi con cui si è voluto gestire il Partito dopo la rocambolesca vittoria della provincia.
Da oggi in poi mi auguro che i vecchi metodi appartengano al passato ed emergano finalmente facce nuove.
Tutti sanno che il PD è nato per questo e che i successi di partecipazione come il voto di Domenica lo esortano a proseguire sulla strada del rinnovamento della politica.
Sarebbe sbagliato non tener conto del messaggio politico chiaro allegato a questo voto: il PD si occupi meno di beghe interne e apra la finestra: fuori esiste un altro mondo fatto di cassintegrati, 3,5 milioni di precari, una scuola e sanità pubblica disastrate dai tagli del Governo Berlusconi.

26.10.2009

VANNI BORSETTO
PARTITO DEMOCRATICO (MOZIONE BERSANI)
ROVIGO

domenica 11 ottobre 2009

Il 31 ottobre manifestazione per la sanità in Polesine

Cittadini e personale della Sanità
MANIFESTAZIONE a tutela del diritto alla salute
SABATO 31 OTTOBRE 2009
- ore 9.00 - Concentramento davanti al piazzale Ospedale di Rovigo
- ore 9.30 – Partenza corteo
- ore 11.00 – Arrivo Piazza G. Garibaldi


La Cgil, Funzione Pubblica, da mesi sta raccogliendo i segnali di malessere che vengono dalla società polesana. Ora ha indetto questa manifestazione. E' importante partecipare.
Pubblico di seguito il testo del volantino diffuso dalla Cgil-FP. Ho evidenziato in grassetto le parti che mi sembrano più significative.

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Diventa sempre più importante che di fronte al dilagante concetto che la sanità è un costo, si sovrapponga una forza che al mero concetto finanziario coniughi il diritto costituzionalmente sancito alla salute, senza alcuna distinzione.
La Regione Veneto parla di riduzione delle liste di attesa, di garanzia dei livelli di assistenza, di migliori servizi al cittadino, nella realtà invece si continua a tagliare e nelle Aziende Sanitarie non ci sono operatori neanche per programmare i turni, le ferie e sostituire le malattie.

Molti reparti ospedalieri hanno gravi carenze di personale. Conseguentemente diminuisce il tempo per l’assistenza e la cura di chi sta male.
Si smobilitano i servizi nei punti sanità e nel territorio, aumentando i disagi della popolazione più debole e affossando definitivamente la prevenzione.
Nella nostra Provincia le difficoltà si acuiscono maggiormente, dove, per l’alto tasso di anziani e un territorio ampio e poco popolato, il costo sanitario procapite aumenta.
Tale situazione vede scelte tecniche e politiche che lentamente hanno impoverito i servizi sul territorio con riduzione e chiusura dei servizi e che hanno impoverito i due ospedali periferici concentrando sempre più attività nel capoluogo, in un concetto che vede aumentare gli investimenti sull’ospedale provinciale a scapito della periferia e del territorio.
Ma anche nello stesso nosocomio di Rovigo i problemi non mancano, sembra passare un’idea molto "manageriale" e fredda, per cui, per fare buona sanità, basta spendere un po’… magari un bel po’ di soldi nelle strutture murarie, appropriarsi delle tecnologie più avanzate, acquistare apparecchiature sofisticatissime. Tutte cose utili, utilissime. Siamo d’accordo. Ma se continuiamo a chiudere gli occhi e le orecchie davanti alle tante segnalazioni del personale sulla insostenibilità dei carichi di lavoro, sulla necessità di riorganizzare i servizi tenendo conto del fattore umano, sia utente che dipendente, non andiamo lontano.
Parlare di qualità del servizio sanitario, significa valorizzare le lavoratrici ed i lavoratori del settore, mettere al centro il lavoro di queste persone, avendo ben presente che, per larga parte è dalle loro capacità, dalla loro professionalità che dipende il livello delle prestazioni.

MA QUALE SANITA’ CI STA ATTENDENDO…?

In questi mesi come Funzione Pubblica CGIL abbiamo iniziato una campagna di informazione rivolta a tutti i cittadini ed una raccolta firme tra i lavoratori delle due ULSS Polesane, con l’intento di denunciare la grave situazione in cui sta versando il personale e conseguentemente quanto questo sia direttamente proporzionale alla qualità dei servizi erogati.
La lettera, sottoscritta da circa 1300 dipendenti (ad Adria la raccolta termina nei prossimi giorni), ed indirizzata ai due Direttori Generali e all’Assessore Regionale, ha come finalità ottenere un ripensamento sulle politiche del personale ed un’inversione di rotta rispetto all’attuale tendenza fatta di tagli e riduzioni.
La buona riuscita dell’iniziativa non basta.
Bisogna creare una saldatura tra operatori sanitari e cittadini finalizzata a creare la spinta necessaria affinché si crei un tavolo dove parti sociali, rappresentanti delle associazioni, politica e direzioni delle ULSS si siedano a discutere e confrontarsi sulla nostra sanità, sul nostro diritto alla salute.

Ecco perché come Funzione Pubblica chiediamo a tutta la CGIL, a tutti gli altri Sindacati, a tutta la Politica, a tutte le Associazioni di volontariato e a tutti i cittadini, di aderire alla manifestazione del 31 ottobre dove con una sola voce saremo a chiedere una Sanità più vicina ai bisogni delle persone e più attenta alle proposte dei Sindaci e delle istituzioni polesane, a cui chiediamo, insieme a tutte le forze politiche, di sostenere questa battaglia di civiltà, per il diritto dei nostri cittadini ad una sanità pubblica e di qualità....PER STAREBENE.

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venerdì 9 ottobre 2009

Lo sciopero degli studenti

L'Unione degli Studenti ha indetto per oggi, 9 ottobre 2009, uno sciopero nazionali degli studenti delle scuole superiori.
Ecco il testo del documento contenente le rivendicazioni dei promotori.


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SCIOPERO NAZIONALE STUDENTESCO 9 OTTOBRE 2009

L’Unione degli Studenti lancia un appello alla mobilitazione generale agli studenti e le studentesse per il prossimo 9 Ottobre 2009, attraverso la seguente piattaforma rivendicativa:
  1. Ritiro dei tagli all’istruzione e immediata reintroduzione sul posto di lavoro di tutte le precarie e i precari della docenza e del personale tecnico amministrativo;
  2. Rimessa in discussione radicale del provvedimento di riordino degli istituti superiori che andrà in vigore dal prossimo anno e prevede un drastico taglio di ore al fine di risparmiare soldi;
  3. Portare la spesa pubblica corrente sulla conoscenza e i saperi al 10 % del Prodotto Interno Lordo (contro il misero 3,9% attuale). Le risorse possono essere recuperate annullando la costruzione dei 131 cacciabombardieri f-14 del sistema d’arma Joint Strike Fighter (che il Governo italiano ha autorizzato a costruire per un valore di 14 miliardi di euro) e cancellando il piano di sviluppo infrastrutturale pari a 5 miliardi di euro in favore della dittatura libica di Gheddafi;
  4. Riconversione totale dei circuiti telematici della rete scolastica dal sistema Microsoft al sistema operativo gratuito Linux, con conseguente impiego delle quote di risparmio nell' ammodernamento delle strutture tecnologiche e nel loro impiego a fini didattici;
  5. Legge quadro nazionale per il diritto allo studio: Pur essendo il diritto allo studio materia di competenza delle regioni, chiediamo che lo Stato individui dei livelli minimi di accesso allo studio (trasporti, libri di testo, mense, borse di studio, accesso alla cultura, ecc) ;
  6. Istituzione del “reddito di formazione”, ovvero un reddito per gli studenti, garantito attraverso forme dirette, ovvero borse di studio distribuite a prescindere dal reddito, e forme indirette, ossia l'erogazione gratuita di servizi quali i trasporti, libri di testo, e tutto ciò che rientra nell'ambito della cultura.
    Abolizione della legge 30 che istituisce forme di precarietà devastanti e che impedisce, una volta concluso il ciclo formativo, di accedere ad un lavoro stabile e appagante;
  7. Piano di finanziamento straordinario al fine di coprire l’assistenza totale per il recupero debiti (che il Ministro Fioroni nel 2007 aveva promesso e mai mantenuto per l’impossibilità delle scuole di coprire economicamente i corsi), attraverso sportelli settimanali che possano avviare percorsi individuali di risanamento delle lacune didattiche;
  8. Istituzioni di Commissioni Paritetiche docenti-studenti in tutte le scuole secondarie di 2° grado che possano discutere i metodi e i contenuti delle lezioni (ormai vecchi di decenni, in molti casi) e creare un sistema di didattica partecipata e non schiacciata sulla discrezione dell’insegnante e sulla logica della lezione frontale;
  9. Riforma della valutazione con conseguente ritiro dell’ultimo regolamento varato dal Ministero (che prevede la valutazione in decimi per tutte le scuole, la partecipazione degli insegnanti di religione cattolica agli scrutini in cui si definiscono i crediti formativi, la ammissione alla maturità solo per gli studenti che abbiano sei in tutte le materie, non garantisce gli studenti dal voto in condotta, ecc).
    Abolizione del voto in decimi e istituzione di un sistema di valutazione a giudizio come avviene nella quasi totalità dei Paesi Europei; abolizione voto di condotta; sistema di corsi di aggiornamento permanenti per il corpo docente e introduzione di un sistema di valutazione dell’insegnamento;
  10. Ritiro del PdL Aprea (che mira a privatizzare la scuola trasformando i consigli di istituto in consigli di amministrazione non garantendo la rappresentanza degli studenti) e apertura di un dibattito pubblico sul ruolo e la funzione degli Organi Collegiali e sulla governance scolastica che possa dare avvio ad un provvedimento di Riforma complessiva;
  11. Cambiamento della materia di religione cattolica in “Storia delle religioni e dei culti”, il cui reclutamento del personale docente sia di totale competenza dello Stato e senza alcun peso specifico negli scrutini finali;
  12. Ritiro immediato del “pacchetto sicurezza” e delle forze militari presenti nelle città con finalità di ordine pubblico e ritiro delle ordinanze che impediscono la mobilità dei cortei;
  13. Libero accesso alle informazioni: copertura wi-fi nel 100% del territorio nazionale; potenziamento della Carta “Io Studio” al fine di garantire agli studenti gratuità a musei, cinema, monumenti, teatri e mostre artistiche nazionali e estenzione della carta anche agli studenti universitari;
  14. Non vogliamo mica la luna;
  15. Vogliamo l’universo.

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lunedì 14 settembre 2009

La crisi del PD e il congresso

Il Partito Democratico è stato voluto con le Primarie prima e votato poi da milioni di donne e uomini semplici, pensanti e libere, che sfidando lo scetticismo generale, partitico e mediatico, hanno creduto ancora nella democrazia partecipata e in quella politica nobile sostituita da tempo col dileggio, la rissa verbale, gli incantesimi delle promesse elettoralistiche. Insomma una nuova spinta democratica per un paese da unificare e non dividere, per rimanere convinti europei e guardare con fiducia al futuro dei nostri figli. Per promuovere il PD Valter Veltroni si impose con un nuovo linguaggio fatto di comportamenti semplici, diretti e inequivocabili avversi all’odio politico, al qualunquismo ed alla rassegnazione. A mio avviso questi ultimi elementi introdotti da un ventennio di abbrutimento culturale, imbarbarimento frutto di un sistema televisivo commerciale. Insomma il PD che nacque si propose una sfida concreta a quella “normalità” impostaci da altri nei costumi, nella cultura e nella politica.
Il resto è storia recente. La questione morale, le dimissioni di Veltroni, la debacle elettorale (meno 4 milioni di voti alle Europee 2009) per un partito che nel suo insieme ha smesso di funzionare, ha deluso le speranze di molti e impotente verso l’exploit della Lega e Di Pietro. Il Polesine non è stato da meno ad eccezione di Rovigo dove il PD ha retto all’urto della destra con meno danni registrando dati più confortanti che permettono alla Giunta Merchiori di proseguire con più serenità il cammino difficile cominciato nel 2006.
Ora ci si affiderà al primo Congresso del PD. In molti si saranno fatti l’idea che per il futuro basti un nuovo Segretario. Me lo auguro ma ho l’impressione che la questione politica legata alle mozioni sarà trasversale fino ad un certo punto. Alla fine prevarranno purtroppo gli interessi di bottega, vecchie appartenenze. Altro danno sarà l’enorme dispersione di tempo da qui al Congresso Nazionale. Un prezzo alto per un paese con ritmi della politica velocissimi e che ha bisogno di un opposizione vera che tratti con decisone i temi pulsanti dell’agenda politica: il lavoro, la crisi, la scuola, la ricerca scientifica, la sicurezza dei cittadini insomma il miglioramento delle condizioni sociali. L’unica consolazione è la speranza che si imponga una classe dirigente efficiente e moderna soprattutto in Polesine dove il PD governa la Provincia e il Comune capoluogo ma il rinnovamento della classe politica sconta ritardi fisiologici rispetto ad altre realtà metropolitane e dove permane l’ombra invadente della vecchia politica fatta di rendite di posizione e alle quali ben pochi intendono rinunciare. Spezzare la logica delle correnti che danneggia tutti ma alla quale nessuno intende rinunciare non sarà facile. Lo si è visto all’indomani della vittoria di Tiziana Virgili. Ha destato stupore e sconcerto quanto è accaduto con la vicenda che ha fatto da sfondo all’elezione del Presidente del Consiglio Provinciale Federico Frigato. Insistere su una candidatura non unitaria è stato un errore politico che di fatto non ancora sedato gli animi di molti e ha smorzato bruscamente l’entusiasmo di altri per la conquista della Provincia. D’ improvviso è sembrato di tornare ai grotteschi teatrini della prima repubblica con manuale Cencelli alla mano. Una forzatura inopportuna in un momento difficilissimo questo Partito.
Ha senso in un Partito che si pone in alternativa ad un sistema soffocante di potere promuoversi con gli stessi mezzi? E’ questo il nuovo soggetto della nuova classe dirigente che governerà il futuro del paese? La risposta mi pare scontata.
Su questo però non si dibatte. A volte se va bene si minimizza e anzi qualcuno trova anche il tempo per intervenire in maniera inopportuna e inusuale cercando di evidenziare lacune dove i risultati sono visibili e tangibili (Comune di Rovigo) e magari incurante delle realtà dove il PD ha subito perdite notevoli ed è passato all’opposizione.

Non si può in proposito ignorare l’intervista rilasciata alla Voce di Rovigo il 29.08.2009 del neo Presidente PD del Consiglio Provinciale nonché Assessore alla Cultura di Rovigo Federico Frigato che ingenerosamente imputa alla “sua” Giunta di governare la città ad intermittenza, con scarsa progettualità, rilevandone più difetti che pregi, nel dire che la sua opzione per la Provincia è stata determinata dall’impotenza provocata nel non poter operare, soprattutto nelle frazioni, a “360 gradi” (in altri settori oltre alla Cultura) non risparmiandosi poi nel formulare consigli sull’identikit del suo sostituto (nomina che spetta solo al Sindaco) ed a ricordare al mondo che è solo l’etica e l’educazione ad imporgli di non rivestire due cariche contemporaneamente.
Mi sembra un uscita un po’ stonata, che va oltre il nuovo ruolo istituzionale che egli riveste e che impone a chiunque lo rivesta maggior sobrietà ed equilibrio. Ma davvero è questa la visione politico-progettuale del Presidente del Consiglio Provinciale che nella medesima intervista si propone di imprimere una marcia in più alla politica?
E’ strano che tra tutti i problemi attuali del PD in Polesine si vogliano mettere in risalto solo quelli dove lo sforzo è notevole e i risultati parlano da soli. Egli parla della “sua” Giunta Merchiori con distacco quasi come se alle riunioni dell’esecutivo vi si fosse recato dopo la spesa al mercato ignaro di come la città sia oggi un cantiere aperto, di come i quartieri e le frazioni siano meno degradati rispetto alle promesse non mantenute del centro destra, di come una Giunta con poche risorse (riduzione trasferimenti, abolizione ICI, ecc) lavori dando priorità alle famiglie in difficoltà.

Per il resto è noto che in questi anni “grandi progettualità” non sono possibili per alcuna amministrazione anche se vengono istituiti “assessori a 360 gradi”. Si fa di necessità virtù consci che oggi la gente di Rovigo è più interessata ad un Amministrazione che concluda la riqualificazione urbana e persegua una politica per un nuovo modello di convivenza che salvaguardi la nostra coesione sociale nel nostro Veneto messa sotto pressione dall’eccezionale ondata migratoria e allontani la strumentalizzazione che la destra fa di questo fenomeno, coltivando solamente intolleranza e paura.


VANNI BORSETTO
PARTITO DEMOCRATICO ROVIGO
10 09 2009

domenica 13 settembre 2009

La sai l'ultima?




Ormai non c'è neanche più bisogno di sforzarsi un po' per fare battute e vignette sul premier. Ci pensa lui: basta riportare quello dice e il gioco è fatto.


giovedì 10 settembre 2009

giovedì 27 agosto 2009

Il pesante degrado in cui versa la scuola a pochi giorni dall'inizio

In che stato versa la Scuola italiana a pochi giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico ?
E’ questa la domanda ricorrente in questi giorni che induce a riflettere sui danni prodotti dalla riforma Gelmini.
Dopo mesi in cui si è quasi solo parlato di questioni minori (dal ritorno al grembiule al voto in condotta, dalla sentenza TAR del Lazio su l’ora di Religione alle sceneggiate ferragostane della Lega sui test del dialetto per i docenti) è inevitabile che nell’agenda del Governo trovino spazio le questioni di fondo finora ignorate o tralasciate.
Mi riferisco all’esercito di 120.000 precari tra insegnanti, amministrativi e bidelli di fatto “licenziati” senza alcuna possibilità di reintegro (a Rovigo sono ben 300 i supplenti annuali che non “tapperanno i buchi” come ogni anno) . Un dramma per numerose famiglie al quale finora stampa e Tv hanno dato pochissimo risalto. In primo luogo i media filogovernativi più propensi a contemplare i “miracoli” di governo del Cavaliere che le difficoltà di un paese duramente colpito dalla crisi economica.
Anche su questo, sulla scuola, l’ordine è sempre stato : zitti e mosca. Si parli di tutto ma non dello scempio perpetrato sulla scuola italiana con la riforma Gelmini . In assenza di motivi veri si dica: col maestro unico si riassesteranno i bilanci e si alzerà la qualità dell’istruzione senza dire forte che siamo inferiori rispetto alla media Ocse, dato poco onorevole per l’Italia.
E’ davvero strano il nostro paese: ad Arezzo i precari lavano i vetri ai semafori in mutande, a Salerno salgono sui tetti del Provveditorato per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sul dramma della disoccupazione mentre a Roma, nelle sedi preposte, tutto tace ed a Rimini, al meeting ciellino, si discute “a panza piena” se dare soldi alle famiglie dei precari ignorando tutto il resto.
Che ne pensa in proposito la “Lega di lotta e di governo” così attenta in “Padania” a difendere il lavoro in camicia verde, mentre a Roma indossato il doppiopetto non esita a licenziare? Quali slogan lanceranno i leghisti per solidarietà con i 120.000 precari della scuola non riassunti dopo il 15 settembre?
E le famiglie italiane che diranno pensando alla formazione dei loro figli in una Scuola che riaprirà i battenti con classi da 26 bimbi all’Asilo, 27 alle Elementari, 30 alle Medie e Superiori (media europea: 15-20 alunni)?
Davvero si può confidare che questo Governo migliori la qualità istruttiva imponendo tagli che colpiranno indiscriminatamente con nessuno che tenga conto della presenza dei disabili, degli alunni stranieri, delle classi sovraffollate oltre come detto al poco personale ?
Il PD da sempre invoca lo stop a questi tagli che tolgono qualità alla scuola e spogliano il nostro territorio delle prospettive di sviluppo che la scuola può dare.
Il Governo Berlusconi ha l’obbligo morale di prendere atto del fallimento del progetto di ritorno al maestro unico, visto il bassissimo numero di famiglie che ne hanno fatto richiesta e di ripristinare un numero adeguato di insegnanti nella scuola italiana.
Il Partito Democratico chiede si faccia una valutazione vera e seria del lavoro dei docenti e della loro professionalità e che seriamente la messa a norma di tutti gli edifici scolastici unica vera prevenzione ai disastri a cui abbiamo assistito col terremoto.
Solo in questo modo si ridarà dignità alla scuola pubblica italiana.

Vanni Borsetto
PARTITO DEMOCRATICO ROVIGO
27.08.2009

giovedì 6 agosto 2009

Cosa c’è dietro la caduta dell’ultimo elicottero civile russo in Afghanistan?


Mentre esplode la polemica in Gran Bretagna sulla dipendenza dei rifornimenti ai soldati inglesi dagli elicotteri appartenenti a compagnie della federazione russa , di altri paesi satelliti e/o ucraini, il numero di questi aeromobili pilotati da mercenari provenienti dai paesi dell’est e precipitati per guasti o azioni ostili talebane continua a salire,
E’ proprio di queste ore l’ennesima notizia della caduta di un elicottero MI-8 appartenente alla compagnia aerea russa Vertical-T con a bordo ben 16 contractor ( mercenari) di origine ucraina ed altri paesi dell’est, oltre ad un equipaggio russo, e la notizia ha fatto alzare ancor più il tono della polemica in Gran Bretagna giungendo anche nella camera dei Lord.
Il segreto militare che aveva sin’ora tenuto ben stretto il coperchio della pentola, è saltato in aria pochi giorni fa , il 14 luglio 2009 , quando un elicottero di fabbricazione russa MI-26 della compagnia moldava PECOTOX AIR precipitava al suolo nella provincia di Helmand uccidendo gli uomini a bordo , 4 ucraini ed un ragazzo al suolo.
I talibani ne rivendicavano l’abbattimento e parzialmente da parte inglese si ammetteva che l’elicottero era stato colpito al rotore di coda da un missile o una granata anticarro.
La prima versione ufficiale NATO era che quell’elicottero siglato ER-MCV, era in missione umanitaria e stava lanciando aiuti alla popolazione civile ed i diabolici talebani incuranti di ciò lo avevano colpito.
In seguito si era dovuto ammettere che esso era stato noleggiato dai comandi canadesi ed inglesi, attraverso una società di comodo , la Skylink, una compagnia aerea senza aeromobili, per trasportare truppe e rifornimenti. In seguito si scopriva che essa a sua volta si serviva di aeromobili della moldava Pecotox Air, una compagnia bandita dai cieli dell’Unione europea dal 2007 a causa della scarsa sicurezza dei suoi vettori ed implicata in strani traffici tra l’Europa e la regione africana dei Grandi laghi e del Congo. Il fatto che poi la triangolazione afgana continuasse col coinvolgere agenzie di reclutamento di mercenari (contractor) ucraini al servizio delle forze NATO metteva in imbarazzo Dowing Street che si trincerava dietro il segreto delle operazioni militari in atto.
Una sporca guerra chiamata operazione di pace
In Italia l’attenzione dei media nelle stesse ore era concentrata sull’attentato in cui era morto il parà della Folgore Di Lisio ,quindi la versione NATO era presa per buona dalle agenzie di stampa ufficiali.
Abituati a convivere con la retorica della Guerra chiamata “Operazione di Pace” e alle veline degli addetti stampa dei Quartier Generali che pochi fa esaltavano il grande acume strategico militare di Obana che aveva ordinato l’offensiva finale contro i talebani, salvo poi a distanza di qualche giorno ammettere che la guerra non sarà mai vinta, i nostri giornalisti non hanno rilevato quante cose strane e misteriose ci fossero dietro quell’episodio.
Quante verità nascoste dietro questa sporca guerra Afgana che il presidente Napolitano continua a definire coi termini coniati dal defenestrato BUSH : Guerra globale al Terrorismo internazionale!..
Una guerra che, oltre ad esser un continuo massacro di viete umane, è giunta al suo ottavo anno, superando la durata della Seconda Guerra Mondiale ed in cui l’alleanza militare più grande del mondo, la NATO alleata con altri paesi, non riesce a vincere sul piano militare e politico. Una guerra costosissima e che sempre più è divenuta fonte di lucrosi affari di mafie affaristi di mezzo mondo oltre che delle industrie del complesso militar-industriale globale.
Una guerra che per molti sperano che sia come la dichiarò lo stesso BUSH:INFINITA!, come infiniti si spera siano i lauti guadagni, sottraendo enormi risorse dal rilancio dell’economia mondiale che auspicheremmo tutti ecosostenibile e svincolata dagli interessi delle industrie delle armi
Quando si tratta di soldi, specialmente se son sporchi di sangue, gli avvoltoi calano a frotte ed incontrandosi non fanno problemi della loro diversa provenienza.
Lo abbiamo visto in tante sporche guerre dove exnemici combattevano sotto la stessa bandiera per un pugno di soldi. Lo fu per il Vietnam dove la Legione straniera francese vide tra le sue file di combattenti contro i vietcong , molti exsoldati nazisti, SS e capò di lager che si fecero onore in tanti efferati massacri contro i vietnamiti.
Lo è ancor oggi in tante guerre e guerricciole nel Terzo Mondo dove è facile trovare arruolati da mercenari, excombattenti croati e serbi che negli anni 90 nei Balcani si scannarono tra loro con tanto ardore.
Lo è per la guerra in Afghanistan dove la NATO dipende per i suoi rifornimenti dalle basi russe e da consorzi di traporto logistico aereo russo-ucraine e come questi rifornimenti non siamo mai stati messi in discussione, neanche quando la tensione politico militare era arrivata allo scontro armato tra i due paesi come durante l’ultima crisi dell’anno scorso. “Business is business!”e quindi tutti insieme appassionatamente.
Tutti insieme a fare affari d’oro con le mani sporche di sangue trafficando armi, come è saltato fuori quest’inverno, malauguratamente, con il sequestro da parte di pirati somali di una nave ucraina carica di armi e carri armati russi diretta verso un porto africano .
Le stesse mani che diventano candide quando gli stessi attori, compagnie aeree o contractor lavorano negli stessi luoghi per le agenzie dell’ONU , come il Programma Alimentare Mondiale o per le ONG.
Spesso quegli aerei dipinti appositamente di bianco che dovrebbe salvaguardati dall’essere presi di mira dalle guerriglie, terminata una missione ONU, vengono affittati per rifornire mercenari e marines o truppe di Sua Maestà britannica ,come sta venendo alla luce in queste ore grazie al coraggio di fare vero giornalismo vedi : : http://mailstore.rossoalice.alice.it/exchweb/bin/redir.asp?URL=http://www.dailymail.co.uk/news/article-1200620/Now-borrowing-Russian-helicopters-fight-Taliban.html?ITO=1490%23ixzz0Lk0LBmSG
Foto come quella che ritrae un elicottero MI-8 russo, dipinto di bianco, che rifornisce una base di soldati inglesi hanno messo in serio imbarazzo il governo inglese che deve giustificare come mai ci si serva di compagnie bandite dall’Unione europea o addirittura sospettate di traffici di armi o che semplicemente, negli stessi luoghi e con gli stessi vettori, operino per missioni umanitarie in un perverso connubio.
Per adesso in pieno stile anglosassone ci si è giustificati dicendo che simili servizi costano meno sia economicamente che in termini di vite umane ,in attesa che la crisi economica cessi e i fondi disponibili per ‘acquisto di nuovi mezzi arrivino presto. Per adesso si continueranno ad utilizzare mercenari travestiti da crocerossine e se muoiono, beh è colpa dei Talebai che sparano sulla Croce Rossa, pardon , sull’ONU!
http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/elicotteri_russi_afghan.htm

Antonio Camuso

Segnalato da Claudio Vallarini

domenica 26 luglio 2009

Salute, conti a posto solo per 5 Regioni. E al Nord Veneto e Liguria sono in rosso

dal Corriere della Sera - 26 luglio 2009

Dopo Lazio, Abruzzo, Campania e Molise, la prossima Regione a subire il commissariamento della Sanità potrebbe essere la Calabria. È quanto si ricava dal dossier informale che i tecnici del ministero del Welfare hanno elaborato per fare il punto sui sistemi sanitari regionali, sia dal punto di vista degli equilibri di bilancio sia da quello dell'efficienza delle prestazioni. Il quadro, come è già stato anticipato l'altro ieri dal governo a commento della decisione di commissariare Campania e Molise, è «devastante», in particolare per i deficit accumulati dalle Regioni del Centro-Sud, che sembrano destinati ad aggravarsi nel 2010. +

Problemi anche al Nord

La spesa sanitaria, scrivono gli esperti che lavorano nel ministero guidato da Maurizio Sacconi, impegna quasi l'80% del bilancio delle Regioni e quindi la salute finanziaria delle stesse dipende dalla capacità di contenere il deficit in questo settore. Nel 2008 ben 14 Regioni (più la provincia di Trento) hanno chiuso i conti sanitari con un disavanzo strutturale. Solo 5 Regioni (più la provincia di Bolzano) in attivo: Lombardia (9,7 milioni), Friuli (6,6), Toscana (7,4), Umbria (20,1) e Marche (21,7). La classifica delle Regioni in rosso è guidata dal Lazio con 1,6 miliardi. Nelle prime posizioni troviamo poi: Campania (-554 milioni), Piemonte (-363), Sicilia (-350), Puglia (-211), Veneto (-201), Calabria (-159), Liguria (-111), Sardegna (-109), Abruzzo (-99), Molise (-80) ed Emilia Romagna (-37). Complessivamente, il disavanzo strutturale nazionale ammonta a 3,9 miliardi, dei quali 3,2 si concentrano nel Centro-Sud. Ma la cosa più preoccupante, aggiungono i tecnici, è che la spesa sale «negli ultimi anni a ritmi del 4-6%», molto più dell'inflazione. Considerando che il Fondo sanitario nazionale, che nel 2009 è stato di 102,6 miliardi, salirà nel 2010 di appena 1,3 miliardi, la situazione potrebbe appunto diventare «devastante».

Il caso Calabria

Negli ultimi dieci mesi si sono svolte numerose riunioni ai tavoli tecnici tra governo e Regioni sotto osservazione. Alla fine il giudizio è stato del tutto negativo per Molise e Campania, commissariate l'altro ieri dal consiglio dei ministri, e per la Calabria, che potrebbe presto subire la stessa sorte. Questo significa che i piani di intervento decisi dalle istituzioni regionali non sono stati ritenuti dal governo idonei a risanare i conti. In particolare, per la Calabria «risultano non coperti per il 2007 e il 2008 ben 45,89 milioni di euro». I disavanzi, si sottolinea nel rapporto, «non possono essere coperti con ulteriori manovre fiscali» di inasprimento di Irap e Irpef. Le manovre di rientro non paiono inoltre credibili, si aggiunge, a causa della «inaffidabilità dei sistemi contabili regionali e quindi dei sistemi informativi». Mancherebbe insomma un bilancio sanitario attendibile.

Due anni per i pagamenti

Sugli squilibri contabili delle Regioni sotto osservazione pesa anche il livello di indebitamento nei confronti delle aziende fornitrici delle Asl. Si tratterebbe, solo verso i fornitori di tecnologie, di 5 miliardi di euro. Il debito si accumula anche a causa dei forti ritardi con i quali le aziende vengono pagate. A livello nazionale la media è di 287 giorni, cioè nove mesi e mezzo. Ma in Molise la media è di quasi due anni (668 giorni) e così anche in Calabria (661) mentre in Campania per incassare una fattura le imprese aspettano mediamente 611 giorni. Appena un po' meno nel Lazio (478 giorni) e in Puglia (403).

Ospedali scadenti

La Calabria e la Campania, scrivono i tecnici, «hanno i case mix (indice che misura la complessità dei casi trattati) più bassi d'Italia, a riprova della scadente qualificazione tecnologica professionale (salvo lodevoli eccezioni, che ci sono) delle strutture ospedaliere». La complessità dei casi trattati nel Centro-Sud è «mediamente del 15-20% inferiore alla Lombardia e del 10% alla media nazionale». Fanno parzialmente eccezione i dati del Lazio, grazie alle strutture ospedaliere e ai policlinici universitari della capitale, e del Molise, grazie ad alcuni ospedali privati. Nelle regioni del Centro-Sud la degenza media pre-operatoria, «che evidenzia la tempestività ed efficacia della diagnosi e degli accertamenti è mediamente superiore del 20-30% al dato nazionale pari a due giorni». Inoltre, sempre in confronto ai dati del Nord, si vede «con chiarezza» nel resto del Paese «il sovradimensionamento della rete ospedaliera e i conseguenti ricoveri anche per pazienti che potrebbero essere tratti con minori costi in strutture extraospedaliere o domiciliari». Carenti, invece, le strutture di riabilitazione e quelle per i lungodegenti.

Pochi day hospital e letti per anziani

Nel Centro-Sud le prestazioni in regime ambulatoriale o di day surgery (chirurgia giornaliera) sono di un terzo inferiori a quelle effettuate nel Nord in rapporto al totale dei ricoveri. L'altra faccia di questa «iperdotazione ospedaliera generalista», dicono gli esperti, è la «gravissima carenza» di posti letto specifici per gli anziani e di strutture per l'assistenza domiciliare, che consentirebbero di curare i pazienti con minori costi. Scontato che, in conseguenza di un sistema meno efficiente, nel Mezzogiorno (con l'eccezione di Abruzzo e Molise) si registri un «indice di fuga elevato» per farsi curare a Roma o al Nord.

Enrico Marro

giovedì 16 luglio 2009

I candidati del Pd


Sono tre, fino a questo momento, le candidature alla carica di segretario del Pd. Sono quelle di Pierluigi Bersani, di Dario Franceschini e di Ignazio Marino.
Bersani ha dimostrato ottime capacità di governo, Franceschini ha retto bene al dopo Veltroni e si è scontrato a muso duro con Berlusconi, Marino ha parlato con grande competenza e saggezza sul caso Englaro, sul testamento biologico e la legge sulla procreazione assistita.

Bersani potrebbe essere l'uomo giusto per far coincidere il capo del maggior partito della coalizione con il candidato premier, così come avviene nel centro destra. L'altra faccia della medaglia è la scarsa propensione alla comunicazione, non ha ancora in sito internet e non si può facilmente dire che “buchi il video”.
Franceschini è stato il dirigente che più di ogni altro ha criticato Berlusconi, e questo va a suo onore. Ciò che mi ha fatto storcere il naso è stata la sua candidatura dopo aver passato mesi e mesi a negarla. Inoltre non mi sono piaciute alcune motivazioni. In particolare, tra le altre cose, ha detto (cito a memoria) “Non posso, non posso riconsegnare il partito a chi lo ha gestito prima e molto prima”. Non precisa Franceschini chi dobbiamo assolutamente evitare. Prima di lui è stato segretario Veltroni: ce l'ha con lui? Prima di Veltroni c'erano Ds e Margherita, si riferisce ai dirigenti dei due partiti che hanno creato il Pd, Bersani compreso?
Marino potrebbe essere una buona soluzione “trasversale”. Per non essere ex Ds o ex Margherita, tra i tre candidati è quello che potrebbe meglio rappresentare le persone che si sono avvicinate al Pd per dar vita ad un partito realmente nuovo. Tra i tre è quello che a proposito della legge sul testamento biologico ha mantenuto un punto di vista laico e competente. Ma ho trovato insostenibile la sua dichiarazione sulla “questione morale” dopo il caso Bianchini, il coordinatore di un circolo Pd gravemente indiziato per alcuni casi di stupro. Poi ha fatto marcia indietro ma ha lasciato il dubbio di farsi trasportare dalla foga della campagna congressuale a scapito della capacità di giudizio.
Sarà difficile scegliere il candidato giusto.

Ah! dimenticavo, si vuole candidare anche Beppe Grillo. Ci aveva provato anche Marco Pannella nel recente passato. Ma cosa pensano che sia il Pd? Non hanno militato un giorno nel partito, non lo hanno votato, ne han detto peste e corna e pretendono di dirigerlo ai massimi livelli? Ma allora si può candidare anche Berlusconi, così potrà fare il capo della maggioranza e anche dell'opposizione comunque vadano le elezioni.
Ho visto in internet la domanda di iscrizione presentata da Grillo. La quota è di 15 euro, lui ne ha versati 16, uno in più. Con quello che guadagna! Ammazza che spilorcio! Ma Grillo ha fatto una domanda e bisogna rispondere. Propongo di prendere spunto da Totò, un comico che non si è mai reso ridicolo, e di rispondergli MA MI FACCIA IL PIACERE!!!!
Ma forse Grillo ha solo bisogno di spararle grosse in modo da mantenere ancora a 40 euro il prezzo del biglietto per i suoi spettacoli. E rientrare così “dall'investimento” di 16 :-).
Ciao a tutti.

Piero Tosarello

martedì 14 luglio 2009

PROSSIMA FERMATA...POLONIA


1 Maggio 2004 – 14 Luglio 2009 : sono bastati poco più di 5 anni dall’entrata di 8 paesi dell’ex blocco sovietico nell’Ue e già a livello politico riescono ad ottenere il primo importante riconoscimento. Il polacco Buzek viene eletto Presidente del Parlamento Europeo.

La sua elezione può comportare due riflessioni: la prima evidenzia un riscatto dei paesi dell’area PECO (Paesi dell’Europa Centro-Orientale) dopo le due esperienze europee non proprio esaltanti, ovvero le manovre ostacolanti al progetto della Costituzione europea e alle decisioni europee, specie in ambito agricolo, realizzate dalla presidenza polacca retta da Lech Kaczynski e la non troppo felice esperienza della Presidenza di turno europea della Repubblica Ceca, ad avviso degli osservatori troppo debole per affrontare il delicatissimo periodo di congiuntura economica sfavorevole (tanto che si era pensato anche ad un prolungamento ad interim della Presidenza di turno francese); dall’altra la maggiore attenzione che le politiche europee devono riversare sullo sviluppo delle economie dell’est per evitare di creare la c.d. “Europa a due velocità”.

Come è pensabile, quindi, coniugare questa tappa importante nella storia polacca europea con quelle che sono le esigenze di sviluppo economico sostenibile di tutta l’Europa? Certo, la congiuntura economica attuale non favorisce né i paesi europei occidentali, né tantomeno quelli orientali, tuttavia la sostenibilità dello sviluppo economico richiamata più volte nella documentazione europea, primo fra tutti la famosa Strategia di Lisbona del 2001, indicano che mentre l’Occidente deve avere uno sviluppo più contenuto a livello di impatto ambientale e sociale, la stessa cosa devono fare anche i paesi dell’est europeo.

L’obiettivo sembra difficile da raggiungere, ma in questo passaggio, i paesi dell’est sono supportati da un grande processo di insitution building democratica, che certo serve per sostenere le pretese dei paesi a ricevere più fondi strutturali per lo sviluppo, ma al contempo non è sufficientemente utile a coprire le falle di regimi neo-democratici troppo ancora influenzati dal revanscismo sovietico e da tassi di povertà non indifferenti.

Quale dunque la strategia europea atta a creare un equilibrio economico tra le due aree per richiudere una frattura politicamente e socialmente presente negli ultimi 50 anni di storia europea?

La nuova Commissione che si andrà ad insediare ha due punti cardine nelle sue Direzioni Generali: quella per l’allargamento e quella per le politiche di sviluppo. La loro azione sinergica è utile al fine di impostare una strategia dello sviluppo che serva per unificare due ritmi di sviluppo differente, cercando di recuperare le perdite di fondi comunitari e di sprechi pubblici che ancora puntualmente si verificano ad Ovest, per ottimizzare una redistribuzione degli stessi cospicui sprechi verso le aree dell’est Europa.

Infine un consiglio al nuovo Presidente: perché la Commissione possa agire su tale strada serve anche un’azione decisa del Parlamento, che nonostante gli ancora pressanti vincoli presenti sui suoi poteri, può comunque destreggiarsi e fare sentire la voce della democrazia e dei cittadini europei, per rafforzarne la partecipazione e la politica di aggregazione ed integrazione tra gli Stati europei e soprattutto, tra le aree sub-territoriali (ossia le Autonomie locali) per creare una rete di governance che rende l’Europa uno dei primi poli dello sviluppo mondiale.


Manuel Berengan


domenica 12 luglio 2009

Per la centrale nucleare Galan pensa a Porto Tolle

Una centrale nucleare in Veneto? L'ipotesi non è poi così remota, visto che lo stesso governatore della Regione, Giancarlo Galan, nei mesi scorsi non aveva scartato l'idea: «Bisogna trovare il posto giusto» aveva detto, indicando come ipotesi Porto Tolle. (Il Gazzettino 9 luglio 2009).

Alla disperata ricerca di una ricandidatura?
Per essere il primo luogotenente del leader maximo ad applicarne le scelte, per quanto scellerate siano?

Comunque sia, forse è meglio che ci mettiamo in moto anche noi.

giovedì 9 luglio 2009

Dacci oggi il nostro pane quotidiano

Segnalo l'ultima puntata di "C'era una volta", ricca di informazioni e interviste particolarmente interessanti. Opportunamente in onda nel giorno di inizio del G8.

C’era una volta racconta come il mercato delle granaglie, investito dalla locusta speculativa, abbia visto triplicare i prezzi di generi alimentari di prima necessità precipitando milioni di famiglie, soprattutto nei paesi più poveri, nella disperazione e nella fame. Ma più importante era la nuova e milionaria avventura dei biocarburanti che dalle granaglie vengono prodotti.

Vai al sito del programma.
Per il momento non è possibile rivedere la puntata ma potrebbe esserlo fra qualche tempo. Cerca nel sito Rai http://www.rai.tv/dl/RaiTV/homeTv.html

Ciao. Piero Tosarello

Il bonus sui consumi di gas. Le mezze verità del ministro Scajola

La pratica della mezza verità è assai diffusa tra il personale di governo. Questa volta è il Ministro Claudio Scajola a tentare di far bella figura con due mezze verità che nascondono due reali fregature. Vediamo perché.
All'epoca dell'introduzione del bonus per l'energia elettrica era stato annunciata un'analoga misura per quanto riguarda i consumi di gas, a sostegno delle famiglie in condizioni di difficoltà economica o con un componente affetto da grave patologia. Solo in questi giorni è stato annunciato il provvedimento del governo sul gas.
Il ministro ha dato grande enfasi alla retroattività del bonus per il gas: potrà essere richiesto a valere dal mese di gennaio 2009! A prima vista sembra un'agevolazione ma, rispetto al bonus per l'elettricità, significa una perdita di dodici mesi esatti. E questa è la prima fregatura.
La seconda. Il bonus per l'energia elettrica è accessibile, oltre che per motivi di reddito (disagio economico), anche per le famiglie con persone vincolate ad apparecchiature medicali di importanza vitale (disagio fisico). E i due contributi sono cumulabili.
Nel caso del bonus per i consumi di gas, invece, viene considerato il solo disagio economico, peraltro vincolato a un reddito ISEE molto ridotto.

Per maggiori informazioni rimando al post e ai link che su questo argomento ho pubblicato nel blog sull'ospedale di Trecenta .

Ciao a tutti. Piero Tosarello

mercoledì 24 giugno 2009

Dopo la sconfitta alle ultime elezioni il Pd deve aprire la porta al cambiamento

E' giunto il momento di aprire la porta al cambiamento! I risultati della prima tornata elettorale, deve far riflettere tutto il gruppo dirigente del partito democratico. Il dato nazionale e regionale e l'esito delle amministrative vede il Pd al limite del tracollo, un partito che così com'è è ripiegato su se stesso, e non serve più l'antiberlusconismo, ne consolarsi con il fatto che il governo numericamente non è maggioranza nel paese, perché allo stato attuale politicamente non è possibile alcuna maggioranza alternativa. Il dato elettorale europeo segna de facto la fine, o quanto meno la fortissima crisi, di una stagione storica, quella della sinistra socialista, quella dei grandi partiti di massa e dei lavoratori. Se in un periodo di crisi economica, di licenziamenti, di difficoltà finanziarie in tutta Europa i partiti che nel secolo scorso avevano rappresentato quell'istanza di miglioramento delle condizioni di vita delle grandi masse entrano in travaglio vuoi dire che c'è stato uno svuotamento di senso, un errore nella lettura della storia, un'incapacità nel riuscire a reinterpretare e a declinare nel presente i grandi valori del Passato. Noi democratici abbiamo commesso un errore madornale: siamo rimasti in mezzo al guado, schiacciati dal vecchio mentre aneliamo il nuovo. Il partito democratico che in sé annovera principalmente la cultura del socialismo europeo e del popolarismo ha cercato con l'eredità delle due culture politiche europee novecentesche ha cercato di costruire una nuova casa per i riformisti Italiani senza riuscirci, anzi perdendo i consensi delle fette della società che nelle due culture separatamente si riconoscevano (lavoratori, operai e cattolici), senza capire che la società, la cultura, i bisogni, le istanze sono radicalmente cambiate (e questo dato è confermato dall'incapacità di accrescere i consensi di tutti i partiti che si richiamano a radici politiche novecentesche dai comunisti ai verdi, dall'Udc alla destra sociale). E' chiaro quindi che di Filippo Silvestri * la somma culturale di falci e martello, scudi crociati e garofani non sono sufficienti ad affrontare le sfide di un tempo e di un'Italia che è cambiata. Il primo passo per ritornare ad essere una vera forza nella società è il rinnovo generazionale, un ricambio di gruppo dirigente che deve essere sistemico, radicale e convinto. Gli esiti delle urne delle ultime tornate elettorale e la frammentazione ed il correntismo dei mesi passati intemi al Pd testimoniano, con qualche bella e lodevole eccezione, il fallimento di un'intera classe politica cresciuta sulle ginocchia Moro e Berlinguer, ma al contempo l'affermazione, a priori per nulla scontata, con successo quasi ovunque di numerosi giovani, figli della nuova stagione politica che non portano onerosi ed onorati storici vessilli da difendere ma una valigia di sogni e progetti per un grande partito riformista, per un'Italia migliore, per paesi e città più vivibili. Mauro Rubiero, segretario provinciale di Rovigo e candidato ad Adria, è stato il secondo più votato in assoluto e con le sue 238 preferenze è il primo degli eletti del Pd e dell'intero centro sinistra. A Canaro una lista civica del Pd composta al 50% di Under30 strappa con una vittoria netta l'amministrazione aPdl-LegaeUdc. E' il momento che il Partito Democratico faccia camminare idee nuove su gambe nuove, senza chiedere a nessuno delle nuove generazioni di farsi carico di insegne ed ideologie del passato, ma al contrario invitandoli ad uno sforzo d'innovazione dei metodi e delle proposte della politica. Occorre quindi un cambiamento di gruppo dirigente, un gruppo dirigente nuovo, senza ex De o ex Pci, non perché inadatti, non perché vecchi, non perché va di moda urlare il rinnovamento, ma perché occorrono menti, idee e capacità nuove, figlie di una stagione politica nuova. Il Pd non potrà mai rinnovare l'Italia se non saprà rinnovare se stesso, non potrà costruire il futuro se esso stesso non assorbe e metabolizza il futuro. Occorre rielaborare una cultura politica nuova, realmente democratica, che sappia tradurre in proposta politica i nuovi pensatori della contemporaneità, da Baumann a La Touche, ricercando un nuovo senso di cittadinanza attiva e di centralità della persona nella globalizzazione, di óóequita'socÌafè.'aytì^B^teialfrr''' gli uomini, di libertà, di rinnovata attenzione all'ambiente, di una nuova cultura della legalità e di un nuovo senso di moralità nella politica. E questo lavoro potranno farlo solo quelle nuove generazioni, figlio di questa nuova stagione.

Filippo Silvestri

Segretario regionale Giovani Democratici Veneto


Segnalato da Gianni Stroppa

mercoledì 17 giugno 2009

Risultati elettorali. Archivio storico.

Segnato questa pagina del Ministero dell'Interno dove trovare, oltre ai risultati delle ultime elezioni, anche un interessante archivio storico. I risultati delle politiche del 2008 sono in basso a destra.
http://elezioni.interno.it/

domenica 31 maggio 2009

LA VERITÀ AD PERSONAM

Berlusconi, un mese dopo, risponde alle domande che si fa da solo. Minorenni? «Non ho detto niente». Sesso con le minorenni? «Assolutamente no, ho giurato sulla testa dei miei figlie sono consapevole che se fossi uno spergiuro mi dovrei dimettere, un minuto dopo averlo detto». (Il Cavaliere ha memoria corta. Già gli è capitato di giurare sulla testa dei figli per negare che Fininvest avesse un «comparto off-shore, very secret », All Iberian. Ora che quell' arcipelago di "fondi neri" ha trovato una documentata conferma, il capo del governo ha dimenticato quel fragoroso spergiuro). La mossa del presidente segue un sentiero che gli è familiare fino all' abitudine. Rovescia il tavolo per uscire dall' angolo in cui si è cacciato con la sua apparizione in un ristorante di Casoria per festeggiare una diciottenne. Stende un velo sui tre eventi che egli stesso si è combinato: l' incomprensibile presenza in una periferia napoletana; l' offesa pubblica alla moglie; scelte politiche che hanno convinto Veronica Lario a parlare di «ciarpame politico». Se questo "caso Berlusconi", come si è voluto accreditare, fosse stato soltanto una pruderie, magari il colpo di teatro del premier sarebbe stato anche efficace. FIN dall' inizio, però, questa storia non ha avuto nessuna parentela (o soltanto un legame forzato) con il gossip. Lo dimostrano con l' evidenza della luce le quattro parole («Non ho detto niente») con cui Silvio Berlusconi liquida l' intero rosario di discorsie ricordi offerto nel monologo a Porta a porta, in tre interviste ufficiali ( France 2, Corriere della sera e Stampa ), nelle molte conversazioni ufficiose con i cronisti, nella pubblica promessa di «spiegare tutto» ( Cnn ). Della ricostruzione che il capo del governo ha proposto all' opinione pubblica non è rimasto in piedi, dopo quattro settimane, nemmeno un muro. Il think tank di Gianfranco Fini ( farefuturo) e Veronica Lario lo accusano di selezionare la nuova élite politica del Paese negli studi televisivi, nei set dei reality, magari tra i cactus di Villa Certosa tra «le vergini che si offrono al drago». Il Cavaliere nega di aver mai voluto candidare alle Europee "veline" qualche ora prima che veline e soubrette confermino di aver firmato per quelle candidature. Veronica Lario svela che il premier «frequenta minorenni» posseduto da un' ossessione per il sesso che ne pregiudica la salute («non sta bene») e il presidente del consiglio ha dichiarato in tv di non frequentare minorenni e di stare benissimo. Salta però fuori una minorenne (Noemi) che certamente ha frequentato e frequenta. Per giustificarne gli incontri, Berlusconi s' ingarbuglia in una, due, tre, quattro versioni. Quanto più corregge e contraddice la sua memoria, tanto più offre ricostruzioni che stanno in piedi come un sacco vuoto. La risposta alle dieci domande che Repubblica avrebbe voluto fargli, se avesse accettato di essere intervistato, avrebbero potuto chiudere la partita, restituire al premier l' attendibilità perduta, ridimensionare una criticità che distrugge la sua reputazione (e quella dell' Italia) nel mondo. Ha preferito tacere, invece. Con ostinazione continua a tacere oggi mentre gli "arrangiamenti" si sbriciolano come un biscotto sotto la pressione di qualche interrogativo rivolto ai protagonisti. Un testimone attendibile, ex-fidanzato di Noemi, racconta di un uomo di 73 anni, capo del governo di un Paese con molte difficoltà da affrontare, che telefona in un pomeriggio autunnale del 2008 a una diciassettenne per dirle come sia «angelico» il suo viso e «puro» il suo sguardo. Decide di «allevarla». La invita a Roma, a Milano, in Sardegna quando - confessa la ragazza - si sente solo. La colma di regali e attenzioni. Il testimone, con un guaio giudiziario alle spalle, costringe Berlusconi a smentire se stesso. Il Cavaliere aveva detto di aver incontrato la ragazza sempre alla presenza dei suoi genitori, deve smentirsi: è vero, l' ho invitata - era ancora minorenne - prima a Villa Madama, poi a Villa Certosa e i genitori non c' erano. Si comprende, allora, perché il premier non risponda alle sollecitazioni: non può rispondere ad alcuna domanda senza danneggiare irrimediabilmente se stesso e un futuro luminoso progettato per concludersi al Quirinale. L' «unità di crisi», che lo consiglia, si convince a incamminarsi per la solita strada del «complotto», ma è ancora fresco nel ricordo di tutti che è stato lo stesso Berlusconi a costruire la trappola che lo tiene prigioniero senza voler ricordare che i protagonisti di quest' affare sono direttamente o indirettamente "berlusconiani", passando per Veronica Lario, da farefuturo al testimone, che svela il primo contatto tra il premier e la diciassettenne. La teoria del complotto diventa un soufflé sgonfio. Berlusconi, alle strette, riconverte i suoi passi verso una direzione che conosce bene e gli ha portato sempre fortuna: «non ho detto niente». Il «non ho detto niente» di Berlusconi è la formula che contiene il nucleo stesso del suo sistema politico perchéè il dispositivo che cancella ogni distinzione tra vero e falso. Con quel «non ho detto niente» il premier vuole eliminare, non solo le sue contraddizioni e incoerenze, ma anche gli eventi e i fatti concreti, il loro ricordo nella mente dei testimoni e dell' opinione pubblica. Pretende che sia accettato il suo personale canone secondo il quale non esiste alcun modo di stabilire che cosa sia vero perché «non esiste un criterio di verità praticabile» se si esclude ciò che viene dichiarato vero al momento. Il premier (consapevolmente o meno, non importa) ci invita a dare fede soltanto alle «credenze» che naturalmente possono essere cancellate il giorno successivo (e qui è un gioco da ragazzi per chi controlla stampa e network tv). In questo mondo di cartapesta la verità dura un solo giorno e il Gran Bugiardo che lo ha fabbricato non può mai essere accusato di mentire perché ha abolito l' idea stessa della verità. Al fondo del "caso Berlusconi", che soltanto occasionalmente ha incrociato la vita di una ragazza e di una famiglia, c' è - come direbbe Leszek Kolakowski - «il cuore di una nuova civilizzazione» che abolisce l' idea stessa di verità. Che rende indifferente sulla scena politica l' attendibilità del premier perché il premier può affatturarsi la realtà come meglio gli conviene in quel momento, salvo poi rimodellarla il giorno dopo. Non tutti dalle nostre parti hanno compreso, contrariamente a quanto è stato subito chiaro alla stampa di mezzo mondo, che il "caso Berlusconi" oggi ci parla di minorenni, ma contemporaneamente o domani ci può parlare di disoccupazione, sviluppo, recessione, fisco, terremoto, famiglia, Europa, rifiuti: in una parola, del destino del Paese perché mette in gioco la sua rappresentazione pubblica e l' affidabilità di chi lo governa. È a questa prova che Berlusconi sfugge rispondendo soltanto alle domande che egli stesso si pone senza nemmeno rendersi conto quanto avvilente sia vederlo apparire nei tg della sera per giurare che non fa sesso con le minorenni. Per evitare dieci domande, il premier preferisce questa umiliazione e, peggio, decide di inoltrarsi sempre di più in un vicolo cieco che minaccia di soffocarlo. Giurare sulla testa dei figli che non ha «rapporti piccanti» con le minorenni, pena le dimissioni immediate, è una sfida funesta che lo rende debole, soprattutto ricattabile. Qualunque minorenne - ed è ormai provato che a Berlusconi capita di frequentarle - può inventarsi la bubbola e scatenare un terremoto istituzionale. Questa è la strada sdrucciolevole che ha scelto il premier, costretto a scendere nei sotterranei del suo castello di bugie, incapace di spiegare perché ha mentito, a dire che cosa lo ha costretto a mentire, che cosa ancora oggi gli impone di tacere la verità. Questo è il dramma di un uomo e di un politico che è il capo del governo italiano.

GIUSEPPE D' AVANZO

venerdì 22 maggio 2009

Documentario sul Verzaro

Segnalo questo documentario, a cura di Rosalba Lazzarin (Legambiente, Adria), Paolo Rabacchin (Apida, Badia Polesine) e Claudio Vallarini (WWF, Badia Polesine), ricco di informazioni sullo Stadio ex 'Polisportivo del Littorio-O.Verzaro' di Badia Polesine. Un bene architettonico e storico da salvare.

Clicca su http://www.youtube.com/watch?v=8CuMb10d_Bo (durata, 5'28'').

lunedì 18 maggio 2009

Le mani che pregano e quelle che respingono

QUEI guanti di lattice, che servono a non toccare l' orrore, sono come il nostro pensiero, come i nostri ragionamenti sull' immigrazione-sì e l' immigrazione-no, le quote, i conteggi, i controlli, le leggi. LE GUARDIE di finanza usano guanti di gomma e noi usiamo guanti mentali. Proprio come loro li indossiamo per non entrare in contatto con il male fisico, con la sofferenza dei corpi. Ma bastano una, due, tre foto come queste per farci scoprire la fisicità. Le guardiamo infatti senza più la mediazione della logica, ne percepiamo l' efferatezza e la bruttura. E saltano i ragionamenti, non c' è più bibliografia, sparisconoi distinguo del "però questo è un problema complesso". Ecco dunque la banalissima verità che sta dietro ai nostri dibattiti, al nostro accapigliarci sull' identità e sulle frontiere: stiamo buttando fuori a calci in faccia dei poveretti che ci pregano in ginocchio stringendo le mani delle nostre guardie di finanza, mani schifate e dunque inguantate. E ci cade a terra anche la penna perché l' occhio è molto più veloce e diretto dell' intelligenza con la quale siamo abituatia mentalizzare il mondo. Ci cade la penna perché capire e spiegare è già tradire l' orrore, significa infatti infilarsi il guanto dell' orientamento politico, dei libri che abbiamo letto, della nostra battaglia contro la xenofobia, significa parlare dell' esplosione demografica e del deflusso inarrestabile dell' umanità dai paesi dell' infelicità a quelli dell' abbondanza...E invece qui non si tratta né di cultura né di generosità, qui il pensiero si mostra per quel che è: un guanto di lattice, appunto. Qui ci sono da un lato i corpi tozzi, grassi e forti della Legge, la nostra legge,e dall' altro latoi corpi umiliatie maltrattati dei disperati che non vogliamo in casa nostra e che respingiamo. E nella loro sofferenza c' è un surplus di mistero che non si esprime necessariamente nella magrezza e nelle cicatrici perché - guardateli bene - quei corpi avviliti sono ben più vigorosi dei corpi sformati degli aguzzini che ci rappresentano, degli italiani "brava gente" con il manganello. Sembrano addirittura più sani, certamente sono più vivi. Dunque ancora una volta è l' occhio l' organo vincente. Ancora una volta scopriamo che la mente ci abitua a non vedere le cose. E' infatti facile dire che in casa nostra devono entrare solo quelli che hanno un permesso di lavoro e che ci vuole un legge per facilitare le espulsioni dei clandestini. Grazie alle foto dei reporter di Paris Match ora sappiamo che tutto questo significa una scarponata sulle dita di una mano aggrappata alla murate di un' imbarcazione , o un pugno sui denti o... A Porta a Porta o a Ballarò si può trovare una motivazione per tutto, si può spiegare ogni cosa. Ma davantia queste foto ragionare diventa un crampo. Guardate che cosa è la fisicità della politica della dolce e bella Italia: respingere a calci, prendere di peso gli infelici e buttarli fuori dalla ' Bovienzo' che fa servizio da Lampedusa a Tripoli, portarli davanti alle coste libiche e far credere loro che è ancora Italia, trascinarli a terra nudi. E non sono foto di scena, immagini di un film, non sono finzioni. E' davvero questa la nostra politica, con un rapporto stretto tra quello che qui stiamo vedendo e quello che qui non si vede. La nave Bovienzo infattiè come le nostre strade di notte dove piccole creature nere si vendono ai camionisti. La Bovienzo è la violenza sulle donne, anche quella che ci viene restituita in forma di stupro. La Bovienzo sono i soprusi e il disprezzo per i miserabili. La Bovienzo sono le ronde razziste e i barboni bruciati. La Bovienzo è l' Italia dei mille divieti e dei mille egoismi. La Bovienzo è l' Italia generosa che è diventata feroce per paura. La Bovienzo è l' Italia che guardando queste foto si riconosce irriconoscibile: ma davvero siamo noi?


FRANCESCO MERLO

Repubblica 15/05/2009