venerdì 16 gennaio 2009

IL NORD TRADITO DAI NORDISTI


Il grande vincitore delle elezioni dell' aprile scorso è stata la Lega Nord. Oggi il suo elettorato si sente tradito. Basta "sfogliare" virtualmente i giornali on-line del varesotto per rendersene conto. «Un anno fa, eravamo venuti da tutta la Padania a Malpensa; faceva un freddo cane; per protestare contro il progetto Prodi che voleva vendere Alitalia ad Air France». «Poi è venuto Berlusconi, è venuta la cordata, è venuta la Cai, è venuta l' alleanza con Air France e sono rimasti pochissimi voli su Malpensa. Quanto freddo abbiamo patito, in cambio di una beffa». I toni utilizzati dal sindaco di Milano Letizia Moratti nel commentare in televisione l' epilogo della vicenda Cai non sono stati molto più teneri nei confronti dell' attuale governo. Il fatto è che le beffe per il Nord vanno ben oltre Malpensa. Sono i 140 milioni per salvare Catania e altre amministrazioni fallimentari al Sud, l' esclusione di Roma dal Patto di Stabilità Interno (come dire che non avrà vincolo di bilancio), il commissariamento prima e poi il blocco dei fondi per l' Expo a Milano. Per non parlare poi del continuo rinvio e annacquamento del federalismo, di un governo che non riesce a non far crescere la pressione fiscale e che taglia solo la spesa per investimenti, come certificato in questi giorni dall' Istat. Il Nord rischia di sentirsi ancora di più abbandonato nei mesi a venire. È qui che durante le recessioni aumenta di più la disoccupazione. Nel Mezzogiorno c' è più impiego pubblico e quando l' economia va male cala la partecipazione al mercato del lavoro e addirittura diminuisce la disoccupazione, come nel 1992 e nel 1993. Questa poi è una recessione globale, in cui soffrono soprattutto le imprese esportatrici, concentrate al Nord. Ne abbiamo già le avvisaglie. Le ore di cassa integrazione sono aumentate del doppio nel Nord rispetto alle altre parti del Paese. E preludono a licenziamenti. Una maggioranza che non riesce a decidere che cosa fare di fronte alla crisi, che non ha voluto rivedere la sua politica economica alla luce della recessione, è perciò destinata a vivere al suo interno una lacerante questione settentrionale. È infatti paradossale che il Nord oggi si senta penalizzato. In questi anni ha acquistato maggiore peso economico. La sua popolazione è aumentata, negli ultimi 15 anni, cinque volte più che al Sud. In tutto questo tempo il Nord ha anche avuto un sindacato, la Lega, il che avrebbe dovuto, sulla carta, fare aumentare il suo potere contrattuale. Il Carroccio non si fa problemi a chiedere di più per i propri territori e meno per gli altri. Nel programma della Lega si parla delle infrastrutture al Sud come qualcosa che potrà essere attuato solo dopo la Tav e le altre grandi opere del Nord, E, inoltre, senza soldi pubblici. Come dire, mai. Ma forse è proprio qui il problema. Un sindacato del territorio non riesce a trovare una sintesi, si perde in mille battaglie localistiche. Non riesce neanche a mettersi d' accordo tra Malpensa e Linate. Il pragmatismo settentrionale si trasforma così nell' indecisionismo padano di un Roberto Cota, capogruppo della Lega alla Camera, che sostiene sia possibile avere due grandi aeroporti internazionali, uno a Malpensa, l' altro a Linate. E magari uno anche a Orio al Serio. Sono molti gli indicatori che ci dicono come al Nord ci sia più capitale sociale che al Sud, più senso civico e attenzione alle esternalità, alle risorse che fanno il bene comune. Ci sono molte più persone che donano il sangue, un gesto altruistico, c' è più fiducia negli altri, più partecipazione elettorale e più associazionismo. C' è anche più informazione. Questo vuol dire elettori più attenti e, dunque, potenzialmente una migliore selezione della classe politica. Le elezioni europee possono offrire un' occasione importante per una classe dirigente del Nord. Cambiano necessariamente la scala su cui confrontarsi. La recessione globale, come pure la globalizzazione e l' immigrazione, non possono essere gestite e governate nelle piccole comunità. L' Europa oggi ci consente di utilizzare le risorse del Fondo Sociale Europeo e del Fondo per la Globalizzazione per migliorare i nostri ammortizzatori sociali. Sono invece molti i politici del Nord che si battono per tenere questi soldi immobilizzati sui loro territori per poi spenderli male, in tanti corsi di formazione di dubbia efficacia. È la stessa logica che porta a rifiutare ostinatamente di contribuire a costruire una politica dell' immigrazione a livello europeo. Si preferiscono i proclami e l' imposizione di tasse assurde e ingiuste, con l' unico risultato di aumentare l' immigrazione clandestina, pur di dimostrare che sono stati loro, i politici del Nord, a decidere. Ma la domanda che, alla fine, resta sospesa è: a decidere che cosa? -


TITO BOERI

Repubblica 14/01/2009


Contributo inviato da Gianni Stroppa