domenica 26 luglio 2009

Salute, conti a posto solo per 5 Regioni. E al Nord Veneto e Liguria sono in rosso

dal Corriere della Sera - 26 luglio 2009

Dopo Lazio, Abruzzo, Campania e Molise, la prossima Regione a subire il commissariamento della Sanità potrebbe essere la Calabria. È quanto si ricava dal dossier informale che i tecnici del ministero del Welfare hanno elaborato per fare il punto sui sistemi sanitari regionali, sia dal punto di vista degli equilibri di bilancio sia da quello dell'efficienza delle prestazioni. Il quadro, come è già stato anticipato l'altro ieri dal governo a commento della decisione di commissariare Campania e Molise, è «devastante», in particolare per i deficit accumulati dalle Regioni del Centro-Sud, che sembrano destinati ad aggravarsi nel 2010. +

Problemi anche al Nord

La spesa sanitaria, scrivono gli esperti che lavorano nel ministero guidato da Maurizio Sacconi, impegna quasi l'80% del bilancio delle Regioni e quindi la salute finanziaria delle stesse dipende dalla capacità di contenere il deficit in questo settore. Nel 2008 ben 14 Regioni (più la provincia di Trento) hanno chiuso i conti sanitari con un disavanzo strutturale. Solo 5 Regioni (più la provincia di Bolzano) in attivo: Lombardia (9,7 milioni), Friuli (6,6), Toscana (7,4), Umbria (20,1) e Marche (21,7). La classifica delle Regioni in rosso è guidata dal Lazio con 1,6 miliardi. Nelle prime posizioni troviamo poi: Campania (-554 milioni), Piemonte (-363), Sicilia (-350), Puglia (-211), Veneto (-201), Calabria (-159), Liguria (-111), Sardegna (-109), Abruzzo (-99), Molise (-80) ed Emilia Romagna (-37). Complessivamente, il disavanzo strutturale nazionale ammonta a 3,9 miliardi, dei quali 3,2 si concentrano nel Centro-Sud. Ma la cosa più preoccupante, aggiungono i tecnici, è che la spesa sale «negli ultimi anni a ritmi del 4-6%», molto più dell'inflazione. Considerando che il Fondo sanitario nazionale, che nel 2009 è stato di 102,6 miliardi, salirà nel 2010 di appena 1,3 miliardi, la situazione potrebbe appunto diventare «devastante».

Il caso Calabria

Negli ultimi dieci mesi si sono svolte numerose riunioni ai tavoli tecnici tra governo e Regioni sotto osservazione. Alla fine il giudizio è stato del tutto negativo per Molise e Campania, commissariate l'altro ieri dal consiglio dei ministri, e per la Calabria, che potrebbe presto subire la stessa sorte. Questo significa che i piani di intervento decisi dalle istituzioni regionali non sono stati ritenuti dal governo idonei a risanare i conti. In particolare, per la Calabria «risultano non coperti per il 2007 e il 2008 ben 45,89 milioni di euro». I disavanzi, si sottolinea nel rapporto, «non possono essere coperti con ulteriori manovre fiscali» di inasprimento di Irap e Irpef. Le manovre di rientro non paiono inoltre credibili, si aggiunge, a causa della «inaffidabilità dei sistemi contabili regionali e quindi dei sistemi informativi». Mancherebbe insomma un bilancio sanitario attendibile.

Due anni per i pagamenti

Sugli squilibri contabili delle Regioni sotto osservazione pesa anche il livello di indebitamento nei confronti delle aziende fornitrici delle Asl. Si tratterebbe, solo verso i fornitori di tecnologie, di 5 miliardi di euro. Il debito si accumula anche a causa dei forti ritardi con i quali le aziende vengono pagate. A livello nazionale la media è di 287 giorni, cioè nove mesi e mezzo. Ma in Molise la media è di quasi due anni (668 giorni) e così anche in Calabria (661) mentre in Campania per incassare una fattura le imprese aspettano mediamente 611 giorni. Appena un po' meno nel Lazio (478 giorni) e in Puglia (403).

Ospedali scadenti

La Calabria e la Campania, scrivono i tecnici, «hanno i case mix (indice che misura la complessità dei casi trattati) più bassi d'Italia, a riprova della scadente qualificazione tecnologica professionale (salvo lodevoli eccezioni, che ci sono) delle strutture ospedaliere». La complessità dei casi trattati nel Centro-Sud è «mediamente del 15-20% inferiore alla Lombardia e del 10% alla media nazionale». Fanno parzialmente eccezione i dati del Lazio, grazie alle strutture ospedaliere e ai policlinici universitari della capitale, e del Molise, grazie ad alcuni ospedali privati. Nelle regioni del Centro-Sud la degenza media pre-operatoria, «che evidenzia la tempestività ed efficacia della diagnosi e degli accertamenti è mediamente superiore del 20-30% al dato nazionale pari a due giorni». Inoltre, sempre in confronto ai dati del Nord, si vede «con chiarezza» nel resto del Paese «il sovradimensionamento della rete ospedaliera e i conseguenti ricoveri anche per pazienti che potrebbero essere tratti con minori costi in strutture extraospedaliere o domiciliari». Carenti, invece, le strutture di riabilitazione e quelle per i lungodegenti.

Pochi day hospital e letti per anziani

Nel Centro-Sud le prestazioni in regime ambulatoriale o di day surgery (chirurgia giornaliera) sono di un terzo inferiori a quelle effettuate nel Nord in rapporto al totale dei ricoveri. L'altra faccia di questa «iperdotazione ospedaliera generalista», dicono gli esperti, è la «gravissima carenza» di posti letto specifici per gli anziani e di strutture per l'assistenza domiciliare, che consentirebbero di curare i pazienti con minori costi. Scontato che, in conseguenza di un sistema meno efficiente, nel Mezzogiorno (con l'eccezione di Abruzzo e Molise) si registri un «indice di fuga elevato» per farsi curare a Roma o al Nord.

Enrico Marro

giovedì 16 luglio 2009

I candidati del Pd


Sono tre, fino a questo momento, le candidature alla carica di segretario del Pd. Sono quelle di Pierluigi Bersani, di Dario Franceschini e di Ignazio Marino.
Bersani ha dimostrato ottime capacità di governo, Franceschini ha retto bene al dopo Veltroni e si è scontrato a muso duro con Berlusconi, Marino ha parlato con grande competenza e saggezza sul caso Englaro, sul testamento biologico e la legge sulla procreazione assistita.

Bersani potrebbe essere l'uomo giusto per far coincidere il capo del maggior partito della coalizione con il candidato premier, così come avviene nel centro destra. L'altra faccia della medaglia è la scarsa propensione alla comunicazione, non ha ancora in sito internet e non si può facilmente dire che “buchi il video”.
Franceschini è stato il dirigente che più di ogni altro ha criticato Berlusconi, e questo va a suo onore. Ciò che mi ha fatto storcere il naso è stata la sua candidatura dopo aver passato mesi e mesi a negarla. Inoltre non mi sono piaciute alcune motivazioni. In particolare, tra le altre cose, ha detto (cito a memoria) “Non posso, non posso riconsegnare il partito a chi lo ha gestito prima e molto prima”. Non precisa Franceschini chi dobbiamo assolutamente evitare. Prima di lui è stato segretario Veltroni: ce l'ha con lui? Prima di Veltroni c'erano Ds e Margherita, si riferisce ai dirigenti dei due partiti che hanno creato il Pd, Bersani compreso?
Marino potrebbe essere una buona soluzione “trasversale”. Per non essere ex Ds o ex Margherita, tra i tre candidati è quello che potrebbe meglio rappresentare le persone che si sono avvicinate al Pd per dar vita ad un partito realmente nuovo. Tra i tre è quello che a proposito della legge sul testamento biologico ha mantenuto un punto di vista laico e competente. Ma ho trovato insostenibile la sua dichiarazione sulla “questione morale” dopo il caso Bianchini, il coordinatore di un circolo Pd gravemente indiziato per alcuni casi di stupro. Poi ha fatto marcia indietro ma ha lasciato il dubbio di farsi trasportare dalla foga della campagna congressuale a scapito della capacità di giudizio.
Sarà difficile scegliere il candidato giusto.

Ah! dimenticavo, si vuole candidare anche Beppe Grillo. Ci aveva provato anche Marco Pannella nel recente passato. Ma cosa pensano che sia il Pd? Non hanno militato un giorno nel partito, non lo hanno votato, ne han detto peste e corna e pretendono di dirigerlo ai massimi livelli? Ma allora si può candidare anche Berlusconi, così potrà fare il capo della maggioranza e anche dell'opposizione comunque vadano le elezioni.
Ho visto in internet la domanda di iscrizione presentata da Grillo. La quota è di 15 euro, lui ne ha versati 16, uno in più. Con quello che guadagna! Ammazza che spilorcio! Ma Grillo ha fatto una domanda e bisogna rispondere. Propongo di prendere spunto da Totò, un comico che non si è mai reso ridicolo, e di rispondergli MA MI FACCIA IL PIACERE!!!!
Ma forse Grillo ha solo bisogno di spararle grosse in modo da mantenere ancora a 40 euro il prezzo del biglietto per i suoi spettacoli. E rientrare così “dall'investimento” di 16 :-).
Ciao a tutti.

Piero Tosarello

martedì 14 luglio 2009

PROSSIMA FERMATA...POLONIA


1 Maggio 2004 – 14 Luglio 2009 : sono bastati poco più di 5 anni dall’entrata di 8 paesi dell’ex blocco sovietico nell’Ue e già a livello politico riescono ad ottenere il primo importante riconoscimento. Il polacco Buzek viene eletto Presidente del Parlamento Europeo.

La sua elezione può comportare due riflessioni: la prima evidenzia un riscatto dei paesi dell’area PECO (Paesi dell’Europa Centro-Orientale) dopo le due esperienze europee non proprio esaltanti, ovvero le manovre ostacolanti al progetto della Costituzione europea e alle decisioni europee, specie in ambito agricolo, realizzate dalla presidenza polacca retta da Lech Kaczynski e la non troppo felice esperienza della Presidenza di turno europea della Repubblica Ceca, ad avviso degli osservatori troppo debole per affrontare il delicatissimo periodo di congiuntura economica sfavorevole (tanto che si era pensato anche ad un prolungamento ad interim della Presidenza di turno francese); dall’altra la maggiore attenzione che le politiche europee devono riversare sullo sviluppo delle economie dell’est per evitare di creare la c.d. “Europa a due velocità”.

Come è pensabile, quindi, coniugare questa tappa importante nella storia polacca europea con quelle che sono le esigenze di sviluppo economico sostenibile di tutta l’Europa? Certo, la congiuntura economica attuale non favorisce né i paesi europei occidentali, né tantomeno quelli orientali, tuttavia la sostenibilità dello sviluppo economico richiamata più volte nella documentazione europea, primo fra tutti la famosa Strategia di Lisbona del 2001, indicano che mentre l’Occidente deve avere uno sviluppo più contenuto a livello di impatto ambientale e sociale, la stessa cosa devono fare anche i paesi dell’est europeo.

L’obiettivo sembra difficile da raggiungere, ma in questo passaggio, i paesi dell’est sono supportati da un grande processo di insitution building democratica, che certo serve per sostenere le pretese dei paesi a ricevere più fondi strutturali per lo sviluppo, ma al contempo non è sufficientemente utile a coprire le falle di regimi neo-democratici troppo ancora influenzati dal revanscismo sovietico e da tassi di povertà non indifferenti.

Quale dunque la strategia europea atta a creare un equilibrio economico tra le due aree per richiudere una frattura politicamente e socialmente presente negli ultimi 50 anni di storia europea?

La nuova Commissione che si andrà ad insediare ha due punti cardine nelle sue Direzioni Generali: quella per l’allargamento e quella per le politiche di sviluppo. La loro azione sinergica è utile al fine di impostare una strategia dello sviluppo che serva per unificare due ritmi di sviluppo differente, cercando di recuperare le perdite di fondi comunitari e di sprechi pubblici che ancora puntualmente si verificano ad Ovest, per ottimizzare una redistribuzione degli stessi cospicui sprechi verso le aree dell’est Europa.

Infine un consiglio al nuovo Presidente: perché la Commissione possa agire su tale strada serve anche un’azione decisa del Parlamento, che nonostante gli ancora pressanti vincoli presenti sui suoi poteri, può comunque destreggiarsi e fare sentire la voce della democrazia e dei cittadini europei, per rafforzarne la partecipazione e la politica di aggregazione ed integrazione tra gli Stati europei e soprattutto, tra le aree sub-territoriali (ossia le Autonomie locali) per creare una rete di governance che rende l’Europa uno dei primi poli dello sviluppo mondiale.


Manuel Berengan


domenica 12 luglio 2009

Per la centrale nucleare Galan pensa a Porto Tolle

Una centrale nucleare in Veneto? L'ipotesi non è poi così remota, visto che lo stesso governatore della Regione, Giancarlo Galan, nei mesi scorsi non aveva scartato l'idea: «Bisogna trovare il posto giusto» aveva detto, indicando come ipotesi Porto Tolle. (Il Gazzettino 9 luglio 2009).

Alla disperata ricerca di una ricandidatura?
Per essere il primo luogotenente del leader maximo ad applicarne le scelte, per quanto scellerate siano?

Comunque sia, forse è meglio che ci mettiamo in moto anche noi.

giovedì 9 luglio 2009

Dacci oggi il nostro pane quotidiano

Segnalo l'ultima puntata di "C'era una volta", ricca di informazioni e interviste particolarmente interessanti. Opportunamente in onda nel giorno di inizio del G8.

C’era una volta racconta come il mercato delle granaglie, investito dalla locusta speculativa, abbia visto triplicare i prezzi di generi alimentari di prima necessità precipitando milioni di famiglie, soprattutto nei paesi più poveri, nella disperazione e nella fame. Ma più importante era la nuova e milionaria avventura dei biocarburanti che dalle granaglie vengono prodotti.

Vai al sito del programma.
Per il momento non è possibile rivedere la puntata ma potrebbe esserlo fra qualche tempo. Cerca nel sito Rai http://www.rai.tv/dl/RaiTV/homeTv.html

Ciao. Piero Tosarello

Il bonus sui consumi di gas. Le mezze verità del ministro Scajola

La pratica della mezza verità è assai diffusa tra il personale di governo. Questa volta è il Ministro Claudio Scajola a tentare di far bella figura con due mezze verità che nascondono due reali fregature. Vediamo perché.
All'epoca dell'introduzione del bonus per l'energia elettrica era stato annunciata un'analoga misura per quanto riguarda i consumi di gas, a sostegno delle famiglie in condizioni di difficoltà economica o con un componente affetto da grave patologia. Solo in questi giorni è stato annunciato il provvedimento del governo sul gas.
Il ministro ha dato grande enfasi alla retroattività del bonus per il gas: potrà essere richiesto a valere dal mese di gennaio 2009! A prima vista sembra un'agevolazione ma, rispetto al bonus per l'elettricità, significa una perdita di dodici mesi esatti. E questa è la prima fregatura.
La seconda. Il bonus per l'energia elettrica è accessibile, oltre che per motivi di reddito (disagio economico), anche per le famiglie con persone vincolate ad apparecchiature medicali di importanza vitale (disagio fisico). E i due contributi sono cumulabili.
Nel caso del bonus per i consumi di gas, invece, viene considerato il solo disagio economico, peraltro vincolato a un reddito ISEE molto ridotto.

Per maggiori informazioni rimando al post e ai link che su questo argomento ho pubblicato nel blog sull'ospedale di Trecenta .

Ciao a tutti. Piero Tosarello