martedì 14 luglio 2009

PROSSIMA FERMATA...POLONIA


1 Maggio 2004 – 14 Luglio 2009 : sono bastati poco più di 5 anni dall’entrata di 8 paesi dell’ex blocco sovietico nell’Ue e già a livello politico riescono ad ottenere il primo importante riconoscimento. Il polacco Buzek viene eletto Presidente del Parlamento Europeo.

La sua elezione può comportare due riflessioni: la prima evidenzia un riscatto dei paesi dell’area PECO (Paesi dell’Europa Centro-Orientale) dopo le due esperienze europee non proprio esaltanti, ovvero le manovre ostacolanti al progetto della Costituzione europea e alle decisioni europee, specie in ambito agricolo, realizzate dalla presidenza polacca retta da Lech Kaczynski e la non troppo felice esperienza della Presidenza di turno europea della Repubblica Ceca, ad avviso degli osservatori troppo debole per affrontare il delicatissimo periodo di congiuntura economica sfavorevole (tanto che si era pensato anche ad un prolungamento ad interim della Presidenza di turno francese); dall’altra la maggiore attenzione che le politiche europee devono riversare sullo sviluppo delle economie dell’est per evitare di creare la c.d. “Europa a due velocità”.

Come è pensabile, quindi, coniugare questa tappa importante nella storia polacca europea con quelle che sono le esigenze di sviluppo economico sostenibile di tutta l’Europa? Certo, la congiuntura economica attuale non favorisce né i paesi europei occidentali, né tantomeno quelli orientali, tuttavia la sostenibilità dello sviluppo economico richiamata più volte nella documentazione europea, primo fra tutti la famosa Strategia di Lisbona del 2001, indicano che mentre l’Occidente deve avere uno sviluppo più contenuto a livello di impatto ambientale e sociale, la stessa cosa devono fare anche i paesi dell’est europeo.

L’obiettivo sembra difficile da raggiungere, ma in questo passaggio, i paesi dell’est sono supportati da un grande processo di insitution building democratica, che certo serve per sostenere le pretese dei paesi a ricevere più fondi strutturali per lo sviluppo, ma al contempo non è sufficientemente utile a coprire le falle di regimi neo-democratici troppo ancora influenzati dal revanscismo sovietico e da tassi di povertà non indifferenti.

Quale dunque la strategia europea atta a creare un equilibrio economico tra le due aree per richiudere una frattura politicamente e socialmente presente negli ultimi 50 anni di storia europea?

La nuova Commissione che si andrà ad insediare ha due punti cardine nelle sue Direzioni Generali: quella per l’allargamento e quella per le politiche di sviluppo. La loro azione sinergica è utile al fine di impostare una strategia dello sviluppo che serva per unificare due ritmi di sviluppo differente, cercando di recuperare le perdite di fondi comunitari e di sprechi pubblici che ancora puntualmente si verificano ad Ovest, per ottimizzare una redistribuzione degli stessi cospicui sprechi verso le aree dell’est Europa.

Infine un consiglio al nuovo Presidente: perché la Commissione possa agire su tale strada serve anche un’azione decisa del Parlamento, che nonostante gli ancora pressanti vincoli presenti sui suoi poteri, può comunque destreggiarsi e fare sentire la voce della democrazia e dei cittadini europei, per rafforzarne la partecipazione e la politica di aggregazione ed integrazione tra gli Stati europei e soprattutto, tra le aree sub-territoriali (ossia le Autonomie locali) per creare una rete di governance che rende l’Europa uno dei primi poli dello sviluppo mondiale.


Manuel Berengan


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