sabato 4 ottobre 2008

Per aprir bocca si alza la mano


A scuola ci hanno insegnato che per aprire bocca si alza la mano. Prima norma. Le seconda era che bisognava lasciar parlare tutti.
Vecchie regole. Adesso tutti parlano assieme, senza alzare la mano, se non per fare qualche gestaccio. Inutile tornare alle antiche buone maniere, se poi non si considerano i principi base. Il nostro Ministro dell’istruzione non l’ha capito, confondendo la disciplina e il rigore con un candido grembiulino e la minaccia del voto in condotta. Modesti provvedimenti, poco originali, come invece ci si aspetterebbe da un governo che si proclama nuovo e volenteroso di cambiamento. Ma possiamo comprendere il bisogno di tornare al pugno duro. Con i tempi che corrono, si dirà, le possibilità sono poche, ci vuole il piano B. Nessuno, a dire il vero, ha pensato potesse esserci un piano A. Sarebbe bastato, per intenderci, alzare la mano e poi ascoltare ognuno parlare. Non vi è venuto in mente di chiedere ai diretti interessati: studenti e docenti assieme, con tutto il dietro le quinte di pedagogisti e addetti al settore. Snobbati da un governo che impone una legge senza creare il confronto, noncurante di chi la subirà. Mentre nei salotti televisivi si consuma un inutile sproloquio tra volti più o meno noti, felici di dire la loro su un argomento diventato ormai di tendenza (gossip politico!), con la complicità mediatica si svia l’attenzione sui punti meno succosi di questa Riforma. Poi, con un’abilità da finanzieri e la felice approvazione del signor Tremonti, tagliate di netto ottantacinquemila posti di lavoro. Il pubblico, che ignora o che fraintende, viene lasciato a mormorare a proposito delle “aggiustatine” al sistema scolastico, ovvero cambiamenti di forma e non di sostanza, per modificare la facciata e non le fondamenta. Le quali, intanto, vacillano: un rapporto famiglie-insegnanti deteriorato e sbagliato, che sviluppa altrettanti rapporti sbagliati tra lo studente e l’insegnante, tra l’insegnante e la dirigenza. Si salvava, con un voto pienamente sufficiente, la scuola elementare, considerata tra le migliori a livello europeo. Ora viene molestata dall’ipocrisia di voler far passare una manovra economica (volta a rimpinguire le casse vuote dello Stato) con un’azione di miglioramento della scuola stessa. Ben sapendo quanto sia stupido e anacronistico tornare ad un maestro unico.
La verità, signori della politica, è che stando seduti sulle vostre sedie foderate avete dimenticato la scomodità dei banchi di scuola, e come si faceva fatica da piccoli a stare composti, di fronte a un maestro più spaventato di noi, alla sua cattedra fonte di ogni sapere e di ogni timore. Avevamo tutti paura di non essere all’altezza del banco e tendevamo il collo per arrivarci meglio. Il docente invece temeva di non essere all’altezza di ogni alzata di mano, che si sarebbe fatta nel tempo più insidiosa, più sfrontata, più consapevole.
Voi credete di essere già arrivati tuttavia all’altezza di promuovere una legge e di farla applicare, senza aver nemmeno fatto un giretto ai piani bassi, dove l’istruzione si consuma tra una campanella e l’altra. Affondando lo spietato coltello che vi frutterà otto miliardi di euro proprio nel polmone di un organismo senza il quale qualsiasi nazione morirebbe: la scuola.
Gli studenti italiani che non hanno fatto bene il loro dovere verranno rimandati. La signora Gelmini invece studi di più la materia.
E un sette in condotta di sicuro non glielo toglie nessuno....

Consuelo Angioni
Studentessa al IV anno Liceo Classico
(la vignetta di Vauro è stata pubblicata su Il Manifesto)

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