sabato 11 ottobre 2008

Quanta nostalgia della Politica come Servizio


Proviamo a ritrovare meraviglia, stupore e, perché no, riscopriamo anche l’indignazione

Da anni ormai mi ero riproposto di non lasciarmi più coinvolgere.
Dopo aver provato delusione ed amarezza ed essere stato persino usato e strumentalizzato su uno dei miei cardini valoriali fondamentali che è quello rappresentato dall’amicizia, ricavandone unicamente frustrazione e sfiducia complessiva in quella che, dal mio punto di vista, viene impropriamente ed inappropriatamente definita e si ritiene la dirigenza politica.
Ecco che, in occasione di un incontro con dei vecchi e veri amici con i quali per tanto tempo ho condiviso valori ed impegno politico, ho cominciato a discutere sul fatto che il chiamarci fuori in un qualche modo era persino contrario al nostro stesso modo di vedere e di concepire la politica come servizio e quindi ci siamo impegnati per le primarie del Partito Democratico che sentivamo più vicino alle nostre sensibilità. Successivamente mi sono confrontato anche con una mia “vecchia” amica ed anche in questo caso insieme convenivamo che proprio perché crediamo in certi valori abbiamo il dovere civico quantomeno di trasmetterli e di proporli.
Se a questo aggiungo i colloqui con colui che poi è democraticamente diventato il Coordinatore del Circolo di Badia, l’amico Gianni Stroppa per quanto attiene alla comune visione, radicamento e convincimento su valori come “Coerenza ed Impegno” e gli stimoli ed incoraggiamenti di alcuni giovani e persone che ritengono che la mia esperienza possa essere utile a dare un contributo operativo in termini di sostegno e stimolo, di impegno di testimonianza personale, di credo nel principio fondamentale di concepire la politica come servizio a favore della comunità, eccomi qui come sempre a riprovare a credere ed impegnarmi con gli altri amici per una possibile società migliore.

Mi scuso per la premessa un po’ autobiografica ma forse utile come risposta a qualche interrogativo per qualcuno.
Vorrei proporre alcune riflessioni operative su quanto accaduto nella nostra comunità in particolare dalle ultime amministrative. Devo precisare che gli interrogativi che propongo non hanno ancora trovato risposta convincente e razionale dentro di me, e chiedo un contributo di riflessione di aiuto nella comprensione.
Alle ultime amministrative del 2004, se non sbaglio, noi cittadini di Badia Polesine siamo andati alle urne ed avevamo la possibilità di dare la nostra condivisione e consenso espresso con la manifestazione di voto ad una delle quattro liste (Badia al Centro, Lega Nord, Liberamente a Sinistra, Progetto per Badia), formate, suppongo sulla base di un preciso specifico programma, concordemente predisposto che i vincitori si sarebbero impegnati a realizzare e gli altri all’opposizione avrebbero dovuto verificare e sollecitare il rispetto di tale programma.
Quindi, noi cittadini abbiamo con il nostro voto scelto la compagine ed il programma nel quale ognuno di noi si rispecchiava o per condivisione di obiettivi o perché vicino alle proprie sensibilità, vincolando gli eletti al mantenimento degli impegni assunti e per i quali avevano ottenuto il consenso.
Ad elezioni ultimate vince una compagine che dopo poco tempo si sgretola e si forma all’interno del consiglio comunale una nuova maggioranza trasversale che, a quanto mi è dato conoscere, assomma sensibilità ed appartenenze diverse.
E qui sorge il mio primo interrogativo: Se vi erano 4 liste originarie con 4 candidati sindaci, con quattro programmi diversi e con alleanze e riferimenti ideologici, culturali e sociali diversi, dopo le elezioni tre di queste compagini erano in Consiglio, mi chiedo, pur nel rispetto delle idee, cultura e sensibilità di ognuno, come sia stato possibile non tenere conto della volontà dei cittadini.
Ne consegue che abbiamo al governo della ns città una maggioranza che non è quella voluta dai cittadini, che è sicuramente una somma di numeri ma che non ha, dal mio punto di vista, alcun collante istituzionale.
E poi qual è il nuovo programma condiviso?
Intendiamoci, tutti possiamo cambiare idea, ma se siamo investiti e delegati dai nostri elettori abbiamo il dovere di rimetterci quantomeno al loro giudizio altrimenti viene da chiedersi chi rappresentiamo? In virtù di quale mandato prendiamo posizione senza correre il rischio di essere personalizzati ed autoreferenziali?
L’incredibile è che tutto questo, eccezione fatta per qualche purtroppo isolato tentativo di richiamare l’attenzione, è stato vissuto passivamente da tutti noi quasi con una sua ineluttabilità e preoccupante normalità.
Dopo anni ho deciso di assistere come pubblico ad alcuni Consigli Comunali, anzi per la verità a due: quello sul Consuntivo e l’ultimo (lunedì 9 Settembre, ndr). Non entro nel merito degli argomenti discussi che sono di una preoccupante drammaticità, ma come cittadino sono veramente rimasto meravigliato dai livelli di attenzione dei vari assessori mentre il collega esponeva la relazione, come se il tutto facesse parte di una sorta di “rituale” obbligatorio da parte degli uni di leggere mentre gli altri, invece che partecipare e manifestare attenzione ai lavori del Consiglio, si preoccupavano visibilmente di altro con un costante andirivieni e colloqui privati all’interno dell’aula consiliare. Tanto alla fine contano i numeri no?
Ma la mia delusione forse derivava dal fatto che mi ero abituato in passato ad amministratori con il senso del ruolo, dello status e con la consapevolezza istituzionale e costituzionale, che avvertivano e sentivano il peso delle responsabilità, che privilegiavano il modello del “bonus pater familias”, che avevano e perseguivano precisi obiettivi ideologici e culturali, dove il confronto con l’avversario politico era considerato comunque uno stimolo a fare meglio e di più. Scusate, che ingenuo, non mi rendo conto che oggi valgono le regole del mercato, dei numeri, dei condizionamenti e non tengo conto che: “preferiamo il potere alla libertà, il denaro all’onestà”[1].
Già dimenticavo per converso che abbiamo però Sindaco ed Assessori che in virtù della funzione ricoperta, con versatilità, competenza, motivazione, spirito di servizio sostituiscono le Educatrici del Nido dimostrando che tutti possiamo fare tutto, come ha riportato la stampa locale.
Ecco, convinto come sono di voler coerentemente perseguire e condividere principi di giustizia ed equità sociale, solidarietà, coerenza, onestà, responsabilità, cultura politica, ho aderito a questo nuovo tentativo di laboratorio di idee, dove intendiamo crescere, confrontarci, stimarci, rispettarci ma soprattutto convinti che la meraviglia, lo stupore, l’ascolto, la riflessione, la coesione e la disponibilità disinteressata volontaria e consapevole contribuirà al recupero concetto della politica al servizio della comunità e non del culto autoreferenziale della propria personalità.

Pasquale Bongiorno

[1] Giorgio Bocca: l’Antitaliano – L’Espresso del 9/10/2008

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