martedì 18 novembre 2008

L'errore della Gelmini: non capire che gli italiani vogliono bene alla scuola


Il ministro ha unito contro di sè studenti, professori e genitori quando ha spacciato gli "ordini" di Tremonti per una campagna anti-fannulloni.


Ho capito che Maristella Gelmini sarebbe andata a sbattere quando l’ho vista in posa sulla copertina di “Panorama”, sdraiata sullo scalone del Ministero della Pubblica Istruzione con un vestitino alla Audrey Hepburn, le braccia incrociate dietro la testa. Complimenti al fotografo, un po’ meno all’onorevole che pure nella sua rapida carriera aveva dato prova di capacità politiche non indifferenti.Forte dei sondaggi che la indicano al vertice della popolarità grazie al voto in condotta, i grembiulini e altri provvedimenti vintage d’omaggio alla scuola che fu, la ministra dev’essersi gasata un po’ e ha ignorato che stava operando in un luogo speciale, dove, se apri una vertenza, è d’obbligo premunirsi col massimo della delicatezza.Colpa delle corporazioni, dei sindacati, dei baroni universitari, della solita rivolta italiana contro la meritocrazia? Senz’altro c’è anche questo, e la Gelmini avrà pensato di riscuotere sempre più consensi lanciando una crociata contro i fannulloni e gli sprechi della scuola. Il metodo Brunetta applicato a un’istituzione gigantesca, facendo buon viso al cattivo gioco imposto dalla Finanziaria di Tremonti che richiede subito tre miliardi di tagli alla Pubblica Istruzione (più o meno la somma stanziata per pagare i debiti e gli ammortizzatori sociali dell’Alitalia) e lascia intendere che seguiranno altre sforbiciate.Qui la Gelmini è maldestramente inciampata, altro che adagiata sullo scalone del Ministero. Dando prova di dilettantismo politico, non ha colto l’effetto luttuoso che il suo decreto 137 avrebbe esercitato tra gli insegnanti e, di conseguenza, tra le famiglie e gli studenti. Strano che una politica così attenta ai sondaggi ignorasse proprio l’unico che non collima con la sua impostazione reazionaria: la scuola italiana è un’istituzione pubblica benvoluta. E’ stata un potente fattore d’integrazione dei bambini stranieri, grazie alla dedizione di tanti insegnanti e dirigenti che non hanno aspettato le direttive dall’alto per affrontare l’emergenza. Sopravvive al di sotto degli standard di qualità internazionali ma resta il luogo in cui per amore dei figli si partecipa, si cercano soluzioni comuni, s’intessono alleanze con i docenti più autorevoli.Ammesso e non concesso che il governo dovesse intraprendere un’azione severa di tagli alla spesa scolastica (mentre annuncia erogazioni cospicue a banchieri e industriali), tutto gli conveniva fare tranne che mascherarla come una campagna di moralizzazione. Dagli asili alle università, dagli studenti di sinistra a quelli di destra, la Gelmini è riuscita nel capolavoro di riunire contro di sé tutti i suoi interlocutori. Rivelando un pressappochismo di cui potrà magari incolpare i suoi pessimi consulenti, ma che lei ha sposato improvvisando un braccio di ferro là dove politici più navigati avrebbero manifestato contrizione e pazienza. Del resto la deformazione mediatica della ministra trova conferma nel goffo richiamo al riformismo di Barack Obama: un tentativo d’accaparramento di un marchio che appartiene alla concorrenza.Eviterò i soliti, logori richiami alla rivolta del Sessantotto, non a caso molto più presenti nel senso comune dei governanti di destra che tra i giovani protagonisti della protesta. Berlusconi sogna di avere l’autorità di un generale De Gaulle, capace di riportare l’ordine alla fine di un maggio francese turbolento con la celebre frase: “La ricreazione è finita”.Invece manca, in chi ci governa, un afflato di rispetto e dedizione per la sacralità della scuola pubblica. Sì, proprio così, non esagero parlando di sacralità. Indispettisce chi le affida i figli, offende chi vi trasmette cultura, esaspera i ragazzi trattati come bambini, la sensazione che a questa scuola non si dia la giusta importanza. Non le si vuole bene.
Gad Lerner - Vanity Fair 05/11/2008
Contributo inviato da Sara Muratore

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